Ci svegliamo in questo sabato 13 agosto più soli e più tristi: ci lascia Piero Angela, giornalista e decano della divulgazione scientifica italiana. Un piccolo omaggio di Gazzetta, cinque motivi per cui lo ringraziamo di aver intrapreso la missione di renderci persone migliori. Credits copertina: Rai
LO STILE COMUNICATIVO
93 anni di vita, 70 di carriera sempre in RAI (“un Giubileo come quello della Regina” aveva scherzato), una serie impressionante di primati e prime volte. Impossibile elencare tutto quello che Piero Angela ha realizzato senza, inevitabilmente, dimenticare qualcosa. Vi rimandiamo alla sua pagina di Wikipedia, che riporta un numero impressionante di titoli, onorificenze, lauree honoris causa che tuttavia ancora non spiegano appieno il guizzo comunicativo di questo compassato torinese che per 41 anni è entrato nelle nostre case accompagnato dall’aria di Bach.
Ci mancherà il suo stile, che era la sua cifra caratteristica. Pacato, chiaro nell’esposizione, mai arrogante, le pause studiate, gli sguardi, la gestualità: quel modo mutuato dai grandi documentaristi d’oltremanica (Richard Attenborough su tutti) in totale contrasto con la tv urlata, caciarona e, spesso, vuota di contenuti. Il linguaggio impeccabile, la raffinatezza derivata dalla passione per la musica jazz, e quel modo quasi gentile di portarti a conoscenza di qualsiasi cosa: Piero Angela non ti faceva sentire uno stupido, anzi, ti faceva venire voglia di saperne di più e solleticava passioni che non sapevi neanche di avere.
L’AMORE PER LA SCIENZA E LA LOTTA ALLE FAKE NEWS
Piero Angela è stato un debunker ante litteram, quando ancora non era noto a tutti il significato di questo termine. Uno sbufalatore, la freccia scoccata dall’arco della scienza nel cuore dei complottisti e degli spargitori di fake news. Sempre dalla parte del ragionamento analitico e dei fatti concreti, aveva fondato il CICAP, ovvero il Comitato Italiano di Controllo sulle Affermazioni su Paranormale: negli anni, migliaia di medium, santoni e personaggi dai dubbi poteri sono stati smascherati grazie alle attività di questo comitato, che poi ha allargato il suo raggio di azione anche agli ufologi, propugnatori di complotti sugli sbarchi sulla luna, fautori delle profezie sulla fine del mondo e, non ultimi, i famigerati no-vax.
Ci mancherà l’autentica passione con cui ha sempre combattuto questi insulti all’intelligenza, sempre quasi sottovoce, anteponendo a tutto l’oggettività.
QUARK
La prima puntata di Quark è andata in onda il 18 marzo 1981. L’ultima mercoledì scorso, il 10 agosto 2022. Una presenza costante, ininterrotta, che fa di Quark (diventato poi SuperQuark) un format unico nel suo genere. Si tratta della trasmissione in assoluto più longeva della tv italiana se teniamo conto di tutte le sue evoluzioni, fatta di elementi rimasti costanti negli anni che hanno fatto in modo che diventasse, essa stessa, una specie di “marchio” e un’antonomasia, andando ad indicare con la sola parola il “momento culturale” di qualcosa.
L’inconfondibile sigla, il documentario naturalistico proposto in apertura, gli approfondimenti su scienza, attualità e società. Tutto in Quark è “sapere”. Chissà se ora la Rai lo cancellerà o sceglierà di farlo proseguire con altro conduttore, ma a noi mancherà il saluto bonario di Piero, seduto dietro la bellissima scrivania a forma di libro. Un simbolo visivo potentissimo nella sua semplicità.

PIERO ANGELA SCOPRITORE DI TALENTI
Non ci si pensa spesso, ma da Quark e SuperQuark sono venuti fuori dei personaggi che poi sono diventati famosi anche al di fuori della trasmissione. Si tratta di figure autorevoli, tutti giganti nei rispettivi ambiti ma che forse non avrebbero mai avuto una rilevanza nazionale se non fossero stati ospitati da Piero Angela e non lo avessero accompagnato nella sua missione di divulgazione.
Iniziamo dal disegnatore e animatore Bruno Bozzetto, che per Quark ha realizzato per anni piccoli cortometraggi animati per spiegare meglio concetti particolarmente ostici o rafforzare le parole di Piero Angela con le immagini. Particolarmente graditi ai bambini, ma non solo, i disegni di Bozzetto hanno rappresentato per molti il momento più atteso del programma. Vi proponiamo una chicca, ovvero come rendere un concetto difficile come l’entropia una cosa a portata di tutti:
Oltre a Bozzetto non possiamo non ricordare l’etologo Danilo Mainardi, scomparso nel 2017, che interveniva in studio accanto a Piero Angela al rientro dal documentario per riprenderne e spiegare i passaggi salienti.
Altro personaggio immancabile e ormai celebre è il fisico Paco Lanciano, incaricato di dimostrare in maniera pratica i misteri della fisica attraverso “esperimenti” più o meno replicabili in casa o autentico materiale da laboratorio portato in studio.
E concludiamo con il figlio artistico più celebre, ovvero lo storico più famoso d’Italia: il professor Alessandro Barbero, che ha iniziato la sua strada nella notorietà fuori dalle aule accademiche proprio grazie agli approfondimenti del momento “Storia” di SuperQuark.

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ALBERTO ANGELA
L’ultimo motivo per cui, forse scontatamente, ringraziamo Piero Angela è suo figlio (non artistico, vero) Alberto. Nato paleontologo ma cooptato piuttosto presto nel mondo televisivo del padre, Alberto è riuscito a fare dell’ingombrante cognome paterno un bagaglio da portare con consapevolezza e leggerezza, mutuando le caratteristiche comunicative del padre e facendole proprie, continuando la tradizione di famiglia in maniera naturale e senza che nessuno avvertisse un vero “cambio”, ma piuttosto una giusta prosecuzione.
In un mondo e in un ambiente come è quello televisivo fortemente vocato alla “raccomandazione”, Alberto Angela è il “figlio di” che non si è mai comportato da “figlio di”, pur non avendo mai negato di esserlo. Questa straordinaria onestà intellettuale ha contribuito ad accrescere l’affetto del pubblico che ha riconosciuto in lui una giusta competenza e una straordinaria preparazione, quasi come se questa fosse stata assorbita per osmosi dal grande Piero. Piero e Alberto Angela hanno iniziato a collaborare nel celeberrimo programma Il pianeta dei dinosauri, proposto dalla Rai nel 1993 (l’anno in cui il film Jurassic Park di Steven Spielberg fece scoppiare nel mondo la dino-mania) in cui Alberto curava la parte paleontologica.
Non hanno per fortuna mai smesso e se volessimo suggerirvi un contenuto da recuperare per toccare quasi con mano l’intesa tra questi due uomini di scienza, vi indichiamo lo speciale Ulisse del 2019 Quella notte sulla Luna (ancora disponibile su Raiplay qui). Una ricostruzione precisa del primo allunaggio dell’estate del 1969 curata da Alberto ma narrata da Piero, che per la Rai fu reporter e testimone diretto, corrispondente dal sito del decollo della missione Apollo 11.

Ciao Piero!