Nei commercial, sempre più spesso i consumatori si ritrovano visi già usurati con strane sovrapposizioni. Abbiamo cercato di capire cosa non funziona e ve ne parliamo oggi in una micro-inchiesta.
SEMPRE LE STESSE FACCE?
C’è una carenza di attori per gli spot? I responsabili dei casting non sanno più osare? Le produzioni sono talmente “conservatrici” che vanno soltanto sul sicuro? La domanda – per usare un luogo comune – sorge spontanea passando in rassegna i commercial degli ultimi mesi. Facce e personaggi si ripetono in maniera quasi ossessiva, determinando, a volte, involontarie sovrapposizioni.
Il recordman della categoria è l’attore Pietro Romano, un attore e regista capitolino che negli ultimi anni ha partecipato a decine di spot, come quello, recente, in cui interpreta il personaggio che gioisce mentre è in coda in auto per il supersconto dell’assicurazione online.
Ma Romano è il medesimo che aiuta un improbabile Sherlock Holmes con pipa d’ordinanza a trovare la casa perfetta grazie a un portale di annunci immobiliari.
(nda. Qui si impone però una digressione: ma è possibile che una magione in stile simil vittoriano con terrazza e doppio salone a scomparsa dietro una massiccia libreria e un giardino in stile simil inglese costi solo 138mila euro, cioè il prezzo di un buio monolocale a Milano?)
Ma Romano, che sul web è rintracciabile anche come autore di un accorato appello per difendere la categoria degli attori ai tempi della pandemia, ha partecipato ad un’altra nutrita serie di spot dal caffè Borbone, a McDonald’s, dal sito di shop online Bazzalia a Latteria Soresina, dove su istigazione di una moglie tignosa viene prelevato al volo, per verificare di persona come vengono trattate le mucche. Sempre Romano, che ha all’attivo decine di film e fiction, è stato il protagonista della spot Amazon in cui interrogava Alexa sull’eruzione di Pompei per non farsi trovare impreparato alle domande di un petulante figlio.
Tornando agli attori “prezzemolini”, come non notare poi il personaggio che, dopo aver saltato la celeberrima staccionata che fu di Nino Castelnuovo (di cui abbiamo già discusso qui) grazie alla leggerezza a Olio Cuore, è l’autore della cruciale domanda a bordo dell’auto che ha al centro una flatulenza in stile cinema Pierino anni Settanta.
L’elenco degli attori multispot potrebbe continuare. L’attore che impersona l’addetto alla security dentro uno show room di cucine e mobili impedendo goffamente i selfie dei clienti per Febal Casa è lo stesso che appare per pochi secondi nello spot di Findomestic (più riuscito in verità) in cui una smart worker è costretta a spostarsi per coprire la telecamera del pc che, stante la scarsa metratura della casa, inquadra impietosamente il marito in pigiamone e due ragazzini in lite pronti per andare a scuola.
Il messaggio, pigiamone a parte, è quello che la donna ha bisogno di un finanziamento per ritagliarsi un pezzo di casa libero dalla molesta presenza dei familiari. Ma i nostri lettori sicuramente ne troveranno altri, quasi che l’offerta sia ristretta a poche decine di attori-testimonial. Noi abbiamo cercato di capire le ragioni di questo fenomeno, che ha comunque delle lodevoli eccezioni come la galleria di visi inediti nei diversi e martellanti spot che negli ultimi mesi promuovo un sito per le vendite tra privati.
DIETRO LE QUINTE DI UNA VERA E PROPRIA FILIERA
Come ci hanno confermato il titolare di un’agenzia e la responsabile di un’agenzia di casting più un giovin attore molto disponibile a raccontarci le sue esperienze, il mercato in verità non è molto esteso anche se sul web pullulano centinaia di agenzie sparse in tutta la Penisola dalle roboanti promesse con quello che ne consegue.
Fondamentalmente, a operare sono una decina di agenzie leader con la storica divisione tra Milano e Roma. A Milano ci si occupa di pubblicità, a Roma di cinema anche se ogni tanto qualche attore cinematografico o più sovente di fiction passa da un settore all’altro.
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Il meccanismo è sempre lo stesso. La produzione lancia una ricerca di attori definiti sulla base di un criterio di appartenenza etnica (es. “Maschio caucasico”, e qui ci sarebbe da scrivere un piccolo trattato epistemologico sul termine): trentenne, senza barba oppure donna, giovane, bionda/bruna. L’agenzia ha una sua scuderia di attori e modelli che in prima battuta invia alla produzione (in questa fase iniziale di solito il cliente non partecipa alla selezione).
Il secondo passaggio è il vero e proprio casting che per gli spot può essere veloce e rapido nel caso non si abbia bisogno di attori con caratteristiche particolari. Definita la scelta e arrivato l’ok del committente e del regista (specie di quest’ultimo se una firma), l’attore partecipa allo spot che prevede quasi sempre una sola posa. Il compenso per gli attori che non sono considerati testimonial si aggira in genere sui 1000-1500 euro al netto del compenso dell’agenzia che viene pagata a parte. Paghe più basse per gli spot che vanno solo online e non finiscono in tv. La remunerazione ha comunque una serie di variabili legate ai diritti. Se la campagna dura un lungo periodo o viene ripetuta, il compenso è più alto. Se lo spot viene usato anche per le affissioni sono previste maggiorazioni come per l’utilizzo di cartonati per i punti vendita (negozi e supermercati). Recentemente, ma il fenomeno è ancora raro, il cachet aumenta se l’attore ha un suo seguito social che può aumentare la visibilità del prodotto.

Come ci racconta una responsabile di casting milanese con un lunga esperienza, la scelta degli attori non è quindi quasi mai un problema economico.
“La prima richiesta” – spiega – “è quella di facce nuove che non sempre è possibile trovare. La scelta di visi più o meno usurati non risponde a criteri di risparmio ma piuttosto di praticità: un attore con alle spalle alcuni spot sa come muoversi, fa perdere meno tempo, rende di più. Solo per produzioni particolari, grandi marchi o filmati più lunghi, la selezione dura alcuni giorni ma in questo caso aumenta di conseguenza il budget. Sono pochi gli attori che interpretando uno spot anche più annunci sfondano”.
A questo riguardo la pubblicità italiana ha forse solo un precedente famoso, quello di Stefano Accorsi e Cristiana Capotondi nel duplice spot del Maxibon Motta dell’indimenticato “Two gust is megl che uan” datati 1995 e 1999. Un doppio spot e un pay off rimasti nella memoria collettiva, e che ha lanciato i due attori all’epoca giovanissimi.
Attori che gli astri della pubblicità hanno tra parentesi ricongiunto in queste settimane. Accorsi continua a prestare voce e volto agli spot Peugeot, Capotondi è la testimonial dell’ultima campagna della Lancia Y con la serie griffata Alberta Ferretti.
Due auto dello stesso gruppo Stellantis che verrebbe da dire “Ar megl che uan”.
Ci leggiamo presto!