Il colosso italiano negli ultimi anni ha mantenuto il suo logo pressoché invariato, eccetto per qualche piccola modifica, ma ora, dopo quasi settant’anni, ha deciso di ridisegnarlo in chiave più minimal.
A partire da oggi possiamo dire addio al logo che abbiamo imparato a conoscere in questi anni e accoglierne uno tutto nuovo, che Barilla ha mostrato sul proprio sito e sui social, ma non ancora sui prodotti e pacchi distribuiti nei vari supermercati di tutto il mondo.
Il vecchio logo, realizzato da Erberto Carboni nel 1956, aveva già subito alcuni restyling, ma nessuno così incisivo come quello di oggi. La forma del nuovo marchio resta simile, pur abbandonando lo storico riferimento “all’uovo” e variando la tonalità del tipico rosso Barilla. Inoltre, presenta la data di fondazione dell’azienda, omessa in quello precedente.
L’evoluzione del logo Barilla dal 1908 a oggi
Il logo Barilla nel corso degli anni, dal 1908 al 2002
Oggigiorno rispetto al passato il logo gode di un ruolo più centrale e di maggiori attenzioni. Naturalmente, i loghi evolvono progressivamente nel corso degli anni, ma si cerca sempre di apportare ritocchi senza stravolgerne i tratti essenziali, così da mantenerne l’identità e facilitarne la riconoscibilità. Infatti, molti brand mantengono i propri loghi quasi identici anche per più di cinquant’anni, esattamente come ha fatto finora Barilla.
Questo gigante tutto made in Italy nasce nel 1877, ma la prima carta intestata firmata Barilla risale al 1908, mentre il primo vero e proprio logo al 1910.

In quegli anni per andare incontro a problemi di alfabetizzazione venivano usate anche delle illustrazioni volte a sottolineare la qualità delle materie prime usate nella produzione e a valorizzare la presenza umana dietro al prodotto finito, più che il prodotto in sé. Il focus era posto sulla presenza di uovo nell’impasto, elemento grafico che verrà poi ripreso successivamente.
A partire dalla fine degli anni ’30, andando anche incontro a una realtà più automatizzata e meno artigianale, si passa all’uso puro dei loghi come firma con la sola espressione del nome Barilla, senza elementi decorativi a distogliere l’attenzione da essa.
1936 1948 1956, logo ideato da Erberto Carboni
Dal 1936 Barilla inizia a usare anche le forme oltre che le scritte, partendo da un colore azzurro e blu, tornando successivamente al rosso nel 1948, colore già adottato in modo decisivo diciassette anni prima.
Dopo il logo total black del 1952, nasce l’idea del logo di Carboni. Viene recuperato il riferimento all’uovo delle origini, ma in modo geometrico e astratto per mezzo di due forme ovali ed ellittiche, una di colore bianco e l’altra di colore rosso, a ricordare l’albume e il tuorlo.

Negli anni successivi sono state apportate alcune modifiche al logo per modernizzarlo, senza però stravolgerne la struttura iniziale, a differenza di ora. Infatti, Barilla ha detto addio al simbolo iconico dell’uovo per rendere il marchio coerente con le tendenze attuali. Il nuovo logo presenta un font simile al precedente per il nome dell’azienda e la data di fondazione, riportata per simboleggiare la storicità del brand, il tutto su uno sfondo rosso scuro.
Un lungo sviluppo, quindi, che segue quello della comunicazione del brand, da sempre attivissimo nel dettare tempi, modi e stilemi dell’advertising italiano.
Per un approfondimento in merito vi consigliamo questa carrellata nella ultracentenaria storia di Barilla.
Rebranding: una scelta vincente o perdente?
Sì alla modernità, ma delle tradizioni che ce ne facciamo? Le buttiamo? Certamente no.
Se è vero che il nuovo logo Barilla implementa, per la prima volta, la data di fondazione dell’azienda, diventata poi un vero e proprio impero multinanzionale, a testimoniare il profondo attaccamento alle radici che la famiglia Barilla da sempre manifesta, è anche vero che una così profonda spersonalizzazione di un marchio storico, ormai saldamente impresso nella memoria di tutti in tutto il mondo, rischia l’effetto opposto. Potremmo dire, certamente, che il nuovo logo guadagna in modernità, mettendo però “all’asta” gran parte della sua riconoscibilità.
Questa sceltà premierà l’azienda? Siamo certi che non dovremo attendere molto per scoprirlo.
Ci leggiamo presto!