Tutto il meglio dei rebranding di questo ultimo, caotico, anno. Almeno secondo noi.
Il 2021 è stato per molti brand l’anno della rinascita, una vera e propria primavera stilistica per chiudere le porte con lo sciagurato 2020 e dare uno sguardo, deciso, verso il futuro. In ambito rebranding, tra le stravaganti idee dei colossi automotive e qualche exploit dal settore tech, l’anno che sta per concludersi è stato caratterizzato da una forte ondata di minimalismo, chiaramente condizionato da esigenze meramente tecnologiche e digitali. Chi si sarà guadagnato il gradino più alto del podio di quest’anno? Leggere per scoprire!
10 – Rebranding di Nielsen
Il colosso americano Nielsen, leader mondiale nel settore delle survey e delle misurazioni di mercato, membro del prestigioso indice S&P 500, annuncia a ottobre il primore branding dalla sua fondazione, avvenuta nel 2007 dall’acquisizione dell’omologa olandese Verenigde Nederlandse Uitgeversbedrijven.
Il nuovo logo, che prende ispirazione dal simbolo triangolare del tasto play, richiama una lettera “N” astratta, disegnata appositamente per sottolineare l’importanza dei dati che Nielsen comunica con i suoi sondaggi di mercato. Anche il logotipo non è stato escluso da modifiche sostanziali: il font scelto è un più semplice, ma efficace, sans serif, che ben si sposa con l’immagine moderna e dinamica che il brand ha costruito attorno al marchio.
La nuova visual identity di Nielsen vuole identificare l’azienda come un brand moderno, forte e dinamico, strettamente legato alla volontà di restituire, tramite il proprio operato, dei media migliori per tutti in futuro.
Un enorme passo in avanti che merita una menzione nella nostra classifica di fine anno!
9 – Rebranding di Xiaomi
Xiaomi, il colosso tech cinese, festeggia il decimo anniversario della nascita del gruppo con un rebranding semplice, ma efficace.
Sebbene, a livello puramente sostanziale, non si possano notare grandi cambiamenti tra il nuovo e il vecchio logo, ciò che conta comunque, almeno secondo le parole di Lei Jun, founder e CEO di Xiaomi, è che ne sia cambiato lo spirito piuttosto che la forma.
L’intera lavorazione grafica, che prevede sia un nuovo pittogramma che un nuovo logotipo, è stata affidata alle sapienti mani del maestro Kenya Hara, già presidente del prestigioso Nippon Design Center. L’emblema, che conserva sia i colori che il font originale, è stato arrotondato per ottenere una maggiore simmetria, così come il logotipo, con l’intento di sottolineare il forte senso di appartenenza alla cultura asiatica.
Il concetto base su cui ruota l’intero rebranding è quello della vita: il nuovo logo è ora alive, vivo, e cresce insieme alla compagnia e ai suoi affezionati clienti, che spesso si identificano come membri di una vera e propria community.
La velocità con cui l’azienda è in grado di afferrare il futuro e renderlo realtà è disarmante persino per i competitor più affermati e questo rebranding ne è la dimostrazione più vera: un ottimo lavoro che fa guadagnare a Xiaomi il nono posto nella nostra classifica di fine anno!
8 – Rebranding di Peugeot
Siamo di fronte al primo vero cambio di marcia -perdonate il gioco di parole, ndr.- dopo la fusione con FCA, operazione commerciale che ha dato vita a Stellantis, il terzo gruppo più grande al mondo nel settore automotive.
Per celebrare nel migliore dei modi questo splendido traguardo, Peugeot ha deciso di rivedere completamente il proprio logo, affidando il compito al Peugeot Design Lab, la stessa sezione, interna, che di solito si occupa di progettare le automobili.
Del leone, storico simbolo del marchio, rimane solo la testa, completamente ridisegnata per abbracciare uno stile sì più snello ma decisamente più potente. Le forme taglienti ed eleganti dell’animale ruggente ed il suo sguardo fiero ed aggressivo sono racchiuse in uno scudo, su cui campeggia il logotipo del brand. Il concept generale del nuovo logo riprende il design di un pittogramma risalente agli albori del marchio, apparso sulle auto francesi negli anni Sessanta. Viene abbandonato il blu, storico colore del marchio, in favore di un più netto contrasto bianco e nero.
Questo nuovo design, l’undicesimo nella storia del brand, arriva ad 11 anni di distanza dall’ultimo rifacimento. Secondo le parole di Linda Jackson, alla guida dell’azienda per conto di Stellantis, questo rinnovamento aprirebbe uno spiraglio su mercati finora inesplorati, come quello nordamericano, anche grazie alla preziosa fusione con il gruppo italo-americano.
Ottimo lavoro: il nuovo logo è una piccola opera d’arte automobilistica ed è per questo che l’abbiamo selezionato nella nostra speciale classifica.
7 – Rebranding di Pringles
Anche Pringles, storico produttore di snack salati di proprietà di Kellogg’s, rivede la propria brand identity per la prima volta dopo oltre 20 anni, in occasione del 30° anniversario del lancio dei propri prodotti in UK.
Il nuovo logo, che vede ancora una volta come protagonista Mr. P, l’immaginario personaggio che campeggia sul tubo rosso delle patatine più famose di sempre, prende ispirazione dall’emblema che l’azienda ha utilizzato fino alla fine degli anni ‘90, pur stravolgendone completamente il disegno e lo schema colori in nome della semplicità.
Julius Pringles, ormai 54enne, “perde” i capelli e i folti e dettagliati baffi marroni cedono il posto a un piatto e anonimo moustache nero, perfettamente allineato con lo schema colori del nuovo emblema. Il papillon, ingrandito come in alcuni loghi storici dell’azienda, ora contiene il logotipo “Pringles”, anch’esso enormemente rivisto sia nel font che nella gamma cromatica.
Anche il packaging, come previsto, è stato notevolmente semplificato: un tubo in tinta unita, il cui colore varia in base al contenuto, che lascia più spazio alle immagini piuttosto che ai copy.
Proprio dal Regno Unito è partito il roll out del nuovo branding, per via della popolarità del marchio nel paese della Union Jack, dove in media viene venduto un tubo di Pringles ogni cinque secondi, anche se già in alcuni supermercati italiani si possono notare le nuove confezioni del marchio.
Semplice e moderno, talmente tanto da scatenare l’ira dei fan del marchio sui social. Un lavoro che, però, a noi piace moltissimo per la sua capacità di “sovvertire” l’heritage del marchio e di crearne uno tutto nuovo.
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6 – Rebranding di Chain Reaction Cycles
Chain Reaction Cycles, online store britannico per tutti gli appassionati di ciclismo e mountainbike, rivede la sua brand identity e diventa Chain Reaction, per dare il via a un nuovo capitolo della vita aziendale.
Il nuovo logo, completamente rivisto rispetto al precedente, abbandona il simbolo della corona, componente fondamentale della trasmissione di qualunque ciclo, per lasciare spazio, invece, alla maglia di una catena come nuova icona aziendale. Il font scelto è il modernissimo Red Hat, che si sposa perfettamente con la nuova, freschissima, palette di colori.
Un bellissimo lavoro visuale che ha meritato uno spazio di tutto rilievo nella nostra speciale classifica di fine anno, soprattutto per il sorprendentemente dettagliato (e curato, ndr) comunicato stampa. Grazie, più rebranding come questo per tutti!
5 – Rebranding di Discord
Metà classifica per “l’app dei gamer”, così come è stata definita da molti. Il servizio di chat vocale, e non, per videogiocatori ha da poco compiuto sei anni e, quasi contestualmente, tagliato il traguardo degli oltre 150 milioni di utenti attivi, motivo che ha spinto alcuni big player nel campo digitale, tra cui spicca il nome di Microsoft, a interessarsi all’acquisto della piattaforma.
Per celebrare questo incredibile traguardo, il team di Discord ha optato per un rebranding radicale, mantenendo e, anzi, esaltando quell’idea generale di “giocosità” che la piattaforma restituisce. Clyde, la simpatica mascotte nonché logo di Discord, un piccolo mostriciattolo a forma di gamepad, è ora dotato di una vera e propria personalità ed è stato ridisegnato per assumere forme più stondate. Scompare dal pittogramma quella che è stata definita la “casa” di Clyde, un rettangolo bianco che è a tutti gli effetti un messaggio di testo, rendendolo così libero di scorrazzare per tutta la piattaforma.
Importante, in questo senso, è stato l’aiuto della community di appassionati utenti che, tramite una vero e proprio referendum, hanno proposto agli sviluppatori alcune modifiche alla mascotte, oltre che alla piattaforma stessa. Revisioni accolte con grande entusiasmo da parte del team di Discord, da sempre attento alle esigenze e agli umori della community: una vera e propria grande famiglia.
Il logotipo è ora un custom font basato sul “Gynto”, che si sposa perfettamente con le forme più dolci e armoniose del nuovo Clyde. Anche i colori corporate hanno subito notevoli variazioni: il blu-viola, tipico colore della piattaforma, giocosamente nominato Blurple dall’azienda stessa, appare ora più vivace e meno opaco, così come l’intera palette colori che restituisce un’idea generale di freschezza e modernità.
Un rebranding maturo, sostanziale, community-based e per nulla scontato, che non stravolge le origini del brand e tende le braccia a tutti gli utenti, siano essi videogiocatori o appassionati di sneakers o ancora gruppi di studenti in sessioni di studio notturne. Un eccellente lavoro da parte dei creativi di Discord, tanto da meritare un posto nella nostra classifica: cento di questi rebranding.
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4 – Rebranding di Skipper Zuegg
Una nuova brand identity anche per Skipper, marchio di proprietà di Zuegg, uno dei maggiori produttori di succhi di frutta in Italia.
L’azienda, già nota per la sua comunicazione social irriverente e memetica, ha affidato all’agenzia Marimo, che cura l’immagine aziendale dal lontano 2016, questo rework generale, con un obiettivo ben preciso: “conquistare la leadership di settore”. Come? Facendo in modo che “Il packaging cambi le regole sugli scaffali, rendendo la frutta un’arma di seduzione di massa”. Niente di più vero.
Il logo, prima racchiuso in una forma “a canoa”, ora è incluso all’interno di quella che sembrerebbe a tutti gli effetti una foglia, su cui poggiano pezzi di frutta abilmente fotografati e posizionati per colpire nel profondo il consumatore. La confezione, così, diventa parte integrante dell’intera esperienza sensoriale che, partendo dallo scaffale del supermercato, culmina nel momento in cui si assaggia finalmente il prodotto.
Il nuovo logotipo si presenta variato sia nel font che nella simmetria degli spazi ed il logo Zuegg, azienda madre di Skipper, è incluso all’interno della scritta stessa.
Un rebranding multisensoriale: 92 minuti di applausi e un quasi podio secondo noi.
PS. Date un’occhiata al portfolio di Marimo, ne vale la pena.
Honorable Mentions
Prima di scoprire i rebranding che si sono guadagnati il podio, vediamo insieme le honorable mentions che hanno sfiorato la classifica di un soffio.
Volvo
Visa
MTV
IQOS
Canva
Staples Center
3 – Rebranding di Facebook
Ebbene sì, il mese di ottobre ci ha restituito uno dei rebranding più chiacchierati e controversi degli ultimi tempi, circondato da un vero e proprio alone di mistero e preoccupazione (per il futuro, quasi spaventoso, del web): Facebook Inc. si trasforma in Meta, come metaverse, quello che probabilmente sarà destinato a diventare l’internet 2.0.
Il nuovo logo della compagnia, una multiforme lettera “M”, è stato disegnato sfruttando la tecnologia proprietaria Oculus Quest e pensato per divenire una vera e propria esperienza multisensoriale: il marchio, tridimensionale, potrà essere idealmente esplorato e osservato sotto ogni punto di vista, lasciando così libero spazio di interpretazione all’utente finale. Il logotipo, invece, è stato disegnato utilizzando il font ufficiale dell’azienda, lanciato nel 2019, rispecchiando i canonici colori corporate di Facebook, così come per il logo.
L’annuncio, arrivato giusto la settimana scorsa proprio dal fondatore, Mark Zuckerberg, in una presentazione a metà tra il reale e l’artificiale, ha scatenato un immenso polverone sulla stampa di settore, diventando a tutti gli effetti l’argomento di discussione predefinito in quasi tutti gli ambienti lavorativi e non che coinvolgono Facebook o una delle sue applicazioni collegate.
Un rebranding coraggioso ed efficace, in grado di scollegare definitivamente l’immagine di Facebook, inteso come social network, da quella di Facebook, azienda multimiliardaria, e di aprire una finestra immaginaria sul metaverso, oltre che guadagnarsi di diritto un posto nel nostro podio di fine anno.
2 – Rebranding di Campbell’s Soup
Le lattine di cibo in scatola più famose al mondo, rese indubbiamente celebri dall’eclettico Andy Warhol e di cui vi abbiamo parlato nella Rassegna del Pubblicitario, cambiano look per la prima volta in cinquant’anni e, detto sinceramente, sono più belle che mai.
Il nuovo design dell’etichetta, pulito e minimale, riprende in toto lo stile classico e intramontabile delle storiche lattine, pur ripulendolo di tutti gli elementi troppo “pesanti”, come le ombreggiature al di sotto delle scritte e un uso smodato del colore oro.
Pulito, semplice, elegante, minimale e senza tempo: un ottimo, ottimo lavoro e un meritatissimo secondo posto!
1 – Rebranding di Burger King
Burger King, la celebre catena di fast food made in Florida, giorno dopo giorno ci stupisce con le sue incredibili trovate pubblicitarie. L’ultima? Una campagna pubblicitaria su Twitch che ha rotto ogni regola dell’online ADV. Ma ciò che ha catturato l’attenzione dei media internazionali in questi giorni è stato proprio l’ultimo rifacimento del look di Burger King.I loghi dell’azienda sono storicamente solo due, nonostante il logo di debutto fosse completamente diverso da quelli proposti in seguito: il primo, utilizzato dal 1968 al 1999 e il secondo, utilizzato dal 1999 al 2020. Ne manca uno, direte voi, ed effettivamente è corretto, perché il nuovo logo scelto da Burger King a partire da quest’anno è una rivisitazione in chiave moderna del primo storico logo che ha reso celebre il brand in tutto il mondo.
Un tuffo nel passato, quindi, per l’azienda americana, che però ha aperto le porte ad un mondo di possibilità. Il rebranding della catena di fast food, curato dall’agenzia Jones Knowels Ritchie,non comprende solo il logo, ma si tratta della più grande operazione di rinnovamento commerciale e pubblicitario di sempre e ricade su tutti i touch point del marchio.
Insieme al logo, i creativi di Burger King hanno ridisegnato totalmente la comunicazione dell’azienda, a partire dai grandi cartelloni pubblicitari fino ad arrivare alle grafiche per i social media e alle divise dei dipendenti, senza dimenticare il packaging dei prodotti finiti. Il fil rouge di tutta questa operazione è il costante richiamo al vintage, che possiamo ritrovare sia nei colori, i toni caldi tipici degli anni ‘70, che nel font, chiamato Flame, ideato ad hoc per Burger King.
Un omaggio alla storia del brand, che ormai vive da più di mezzo secolo, senza mai dimenticare i valori che hanno reso Burger King una delle più celebri catene di fast food al mondo, ma anche un azzardo dal punto di vista pubblicitario: il mondo della comunicazione, soprattutto digitale, non vede di buon occhio il retrò ma, anzi, corre costantemente alla disperata ricerca di innovazione.
A gennaio di quest’anno ci siamo chiesti se questo rebranding sarebbe stato un successo. Ebbene sì, un vero e proprio successo, tanto da meritare il gradino più alto del podio! Il Re degli hamburger è anche il re dei rebranding.
Un anno estremamente emozionante, sia dal punto di vista pubblicitario che, chiaramente, dal punto di vista dei rebranding. Tra i tanti marchi che hanno rivisto la propria identity negli ultimi dodici mesi abbiamo voluto selezionare, per voi, i migliori dei migliori, per fare un recap e fissare un punto saldo da cui partire tra appena poche settimane.
Ci leggiamo presto!