Nel mondo della moda si sta manifestando un crescente interesse verso la sostenibilità, con la nascita di prodotti sempre più biodegradabili
Negli ultimi anni, la sostenibilità ha acquisito una posizione di rilievo in vari ambiti, e il settore della moda non fa eccezione. I consumatori e gli operatori del settore sono sempre più consapevoli dell’impatto ambientale e sociale legato alla produzione di abbigliamento e stanno cercando soluzioni che riducano questo impatto negativo promuovendo pratiche etiche lungo l’intera catena di produzione. Questo cambiamento di mentalità ha dato vita a un movimento che favorisce l’adozione di materiali biodegradabili, processi produttivi sostenibili e maggiore trasparenza nella filiera di approvvigionamento. Nonostante i progressi in questa direzione, molti grandi brand e conglomerati del lusso sembrano ancora attaccati ai vecchi modelli produttivi, mentre il fenomeno della sovrapproduzione nel settore del fast fashion persiste. In questo contesto, tuttavia, emergono anche innovatori, come Puma, che ha scelto la Giornata della Terra per il lancio commerciale della sua sneaker biodegradabile Re:Suede 2.0, sviluppata dopo due anni di sperimentazione.
Moda biodegradabile
L’industria della moda, con il suo costante interesse per le nuove tendenze e la produzione su vasta scala, spesso porta con sé una serie di impatti ambientali dannosi. Dalla coltivazione intensiva del cotone all’uso di materiali sintetici derivati dal petrolio, i processi tradizionali di produzione della moda generano enormi quantità di rifiuti e inquinano risorse cruciali come l’acqua e il suolo. Di fronte ad una crescente consapevolezza della necessità urgente di adottare pratiche più sostenibili, il settore della moda sta cambiando rotta. Una soluzione emergente è l’adozione di materiali biodegradabili, che costituiscono un’alternativa ecologica ai tessuti convenzionali. Questi materiali sono progettati per degradarsi naturalmente nel tempo, tornando al loro stato originale e integrandosi nel ciclo naturale. Tra di essi vi sono tessuti organici come il cotone biologico e la lana biologica, coltivati senza l’uso di pesticidi o fertilizzanti chimici, e la fibra di bambù, derivata da una risorsa rinnovabile che cresce rapidamente e richiede poche risorse idriche. Questi materiali biodegradabili rappresentano un passo avanti nel promuovere una moda più sostenibile, riducendo l’impatto ambientale dell’industria della moda e contribuendo a mitigare la crisi ambientale globale.
Il caso Puma
Puma si è distinta tra i marchi impegnati nella sostenibilità, presentando la sua sneaker biodegradabile Re:Suede 2.0 in occasione della Giornata della Terra. Frutto di due anni di ricerca e sperimentazione, questo prodotto rappresenta un passo significativo verso una moda più eco-friendly. Le Re:Suede, disponibili in soli 500 modelli, sono realizzate con materiali studiati per favorire la decomposizione, come la pelle scamosciata conciata con Zeology.
Il brand di abbigliamento sportivo ha successivamente coinvolto volontari nell’indossare le sneaker per un periodo di sei mesi per testarne comfort e resistenza, prima di inviarle a una struttura di compostaggio industriale appositamente attrezzata, gestita dal partner Ortessa Group nei Paesi Bassi.
La versione commerciale delle scarpe è stata attentamente sviluppata, integrando gli insegnamenti e il feedback raccolti durante l’esperimento. Un’innovazione significativa è stata introdotta per favorire la sostenibilità: una volta che i clienti avranno utilizzato le scarpe, avranno la possibilità di restituirle gratuitamente a Puma. In cambio, riceveranno uno sconto del 20% sul prossimo acquisto. Puma si impegna quindi a inviare le scarpe al proprio partner per il compostaggio, garantendo così un ciclo di vita più eco-friendly per il prodotto. Questa strategia posiziona il brand come un marchio ecosostenibile, un aspetto di grande rilevanza nell’attuale contesto, poiché la sostenibilità è diventata un tema di interesse per molti.
Una moda sempre più bio?
Mentre i grandi brand e i conglomerati del lusso sembrano ancorati ai tradizionali cicli produttivi e la sovrapproduzione nel settore del fast fashion continua senza sosta, una giovane designer laureata al Central Saint Martins, Scarlett Yang, ha proposto una soluzione rivoluzionaria. Nel 2021, Yang ha ideato un abito completamente realizzato con un materiale biodegradabile da lei inventato, composto da sericina (una proteina della seta), acqua, tintura e un estratto di alghe. Sebbene il progetto si trovi ancora in fase concettuale, la designer ha creato suggestivi render 3D che ricreano fedelmente la texture del materiale, i quali potranno essere utilizzati in futuro per progetti di realtà aumentata e CGI. Questo nuovo materiale, denominato Serpentine Lace, offre una vasta gamma di possibili applicazioni, che vanno dal design d’interni all’imballaggio.
Il progetto ha preso forma considerando che i tradizionali progetti sartoriali degli studenti di moda spesso generano scarti e sprechi di materiale, contribuendo così al problema globale. Il mix di proteine della seta ed estratto di alghe sviluppato da Yang conferisce ai suoi abiti una parziale impermeabilità; è nell’acqua, tuttavia, che il materiale si dissolve completamente, eliminando quindi la necessità di gestire gli scarti e il riciclaggio.
Campagne di sensibilizzazione
Nel corso dell’ultimo anno, diversi brand, tra cui Patagonia e Asket, hanno concentrato i propri sforzi nel creare materiali sempre più ecologici. Tuttavia, nonostante questa tendenza, l’industria della moda prevede una crescita del 50% entro il 2030, sollevando preoccupazioni riguardo alle sue significative ripercussioni sull’ambiente. Asket, nata a Stoccolma nel 2015 da August Bard-Bringéus e Jakob Dworsky con l’obiettivo di porre fine alla sovrapproduzione e di ripristinare il valore dell’industria dell’abbigliamento, contrasta lo spreco legato alle collezioni stagionali che alimentano abitudini di consumo rapido. Il marchio propone invece una singola collezione permanente progettata per durare nel tempo. L’anno scorso, il brand ha lanciato una campagna che includeva due ricevute per ogni transazione: una standard e una d’impatto. Quest’ultima analizzava l’impatto ambientale e il costo di ogni ordine, dettagliando le emissioni di CO2, l’uso dell’acqua e il consumo energetico necessari per produrre ogni capo, insieme agli effetti associati alle scelte di imballaggio e spedizione.
Questa iniziativa invoglia alla riflessione, spingendo i consumatori a esaminare attentamente il loro impatto sull’ambiente, soprattutto in un’epoca in cui le conseguenze ambientali sono sempre più evidenti. In un panorama in cui l’industria della moda continua a espandersi e a innovare, diventa sempre più chiaro l’importanza del concetto di sostenibilità ambientale. Nonostante molti brand debbano ancora adottare cambiamenti significativi, è incoraggiante osservare la costante nascita di nuovi marchi che abbracciano idee biodegradabili e sostenibili. Questo fenomeno rappresenta un passo significativo verso un futuro della moda sempre più ecologico e consapevole.
Ci leggiamo presto!