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Fondazione Dude: il CEO Lorenzo Del Bianco ci spiega come è nato questo sogno diventato realtà

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3 Marzo 2023
Tocca mettersi comodi

Abbiamo incontrato Lorenzo Del Bianco, CEO e Founder di DUDE, per saperne di più sulla Fondazione Dude nata per restituire qualcosa di concreto alla comunità milanese che ha visto crescere l’omonima agenzia.

Fondazione Dude è il progetto nato allo scopo di seguire progetti caritatevoli nei più vari ambiti, mantenendo però l’identità che da sempre distingue DUDE. Tutto ciò sotto la guida di Elena Sacco e Laura Boy, Presidente e Vice Presidente di Fondazione Dude.

Per sapere qualcosa di più su come è nata l’idea della fondazione, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Lorenzo Del Bianco, CEO e Founder di DUDE, che da molti anni aveva il desiderio di creare una Fondazione per prendere parte a progetti a impatto sociale.

Lorenzo Del Bianco. Credit: DUDE

Ciao Lorenzo, come è nata l’idea di Fondazione Dude?

È sempre stato un nostro desiderio, fin da quando forse non avrebbe avuto senso nel 2011. Sentivamo già in quegli anni l’esigenza di fare qualcosa che uscisse dai binari del business. È normale per le agenzie trovarsi ad avere a che fare con realtà e progetti che non hanno il potenziale economico per poter essere considerati. Ce ne sono capitati tantissimi. Nel 2011 quando eravamo quattro fricchettoni in una stanza riuscivamo a trovare il modo per fare qualcosa in più. Ma crescendo l’organizzazione è diventata più complessa e quindi, inevitabilmente, quei progetti con un valore di restituzione umana molto importante ma che non avevano la sostenibilità economica andavano sempre in coda. Nella nostra industry è molto comune considerare questo tipo di progetti solo come elementi da premio e non è molto bello che quando si aiuta qualcuno lo si faccia solamente per vincere un premio.

Abbiamo sempre sentito questo bisogno di restituire alla comunità e l’unico spazio che ti consente di farlo in modo sano ed economicamente sostenibile è creare una fondazione. Ci siamo trovati dopo anni, nei quali l’iniziativa veniva periodicamente proposta, ad avere la possibilità di farlo.

Anche perché avevamo progetti già “non-profit” come FeST, il Festival delle Serie Tv, che anche se ha degli sponsor spesso finisce in perdita e trattarlo come un business d’azienda è un peccato perché non è sano e sostenibile. Trattandolo invece come progetto artistico che non deve guadagnare ma deve dare qualcosa agli spettatori diventa sostenibile.

Un altro progetto è il torneo di ping pong dedicato a Daniele Delle Piane, ex collega venuto a mancare nel 2020. È un evento organizzato per raccogliere fondi per Vidas, attività complessa da gestire per un’organizzazione come DUDE.

Quindi abbiamo deciso di creare una fondazione per portare avanti i progetti che già sosteniamo e altri progetti che abbiamo in cantiere dedicandoci solo a voler fare un bel progetto, fatto bene per restituire qualcosa alla comunità.

Torneo Dani Dude Pong. Credit: DUDE

La Fondazione nasce quindi come raccoglitore dei progetti che avevate già sviluppato per renderli più sostenibili, ma avete già in mente qualche nuovo progetto?

Si parte da quello che già abbiamo, e farlo come fondazione è un po’ diverso. Ma le idee e i progetti sul tavolo sono molti e riguardano gli ambiti più vari. Da progetti di rigenerazione urbana a progetti più puramente artistici, ma anche sportivi, a progetti di solidarietà. Non vogliamo focalizzarci su una specifica categoria di persone. Molte fondazioni sono verticali, focalizzano le loro attività verso una categoria specifica di persone. Noi vorremmo, invece, prendere parte a progetti che coinvolgono trasversalmente categorie diverse.

Credo che la formazione sia sicuramente un campo in cui possiamo dire la nostra. Anche in questo ambito ci piacerebbe essere un po’ disruptive. Piuttosto che fare formazione verticale su chi vuole fare il nostro mestiere, cosa che fanno già benissimo scuole come lo IED, crediamo che possa essere più interessante unire concettualmente delle realtà che non hanno accesso a certi temi. Vorremmo fare un utilizzo non intuitivo della formazione, supplementare a quello che già esiste. 

C’è però un fil rouge che dà modus operandi alla fondazione. Prima di tutto il tono di voce. Quello che vogliamo fare lo vogliamo fare a modo nostro, applicare i nostri canoni e la nostra irriverenza, la nostra capacità di avere una visione laterale sui problemi. Non vogliamo perdere questo. Ciò che manterrà coerenza nella fondazione sarà l’approccio e non tanto di tipologia di lavoro.

E poi la città di Milano. È una fondazione italiana, ambientata a Milano e crediamo che Milano sarà il territorio dove si svilupperanno la maggior parte delle nostre iniziative. Questo perché noi, prima che un posto di lavoro siamo una comunità, come tutti i posti, e viviamo all’interno di una comunità. Abbiamo sempre vissuto in quest’area di Milano, abbiamo contribuito alla crescita di quest’area. Io non sono milanese, ma riconosco che è una città che ci ha dato tanto, è molto ricettiva e molto solidale e vogliamo restituire qualcosa alla città dando il nostro contributo. 

Come, con Fondazione Dude, penserete di mettere il vostro capitale creativo a disposizione di chi ne ha più bisogno?

Sarebbe bello trattare ogni progetto solidale come una qualsiasi campagna. Ci siamo resi conto che le agenzie, compresi noi di DUDE, sono presuntuose e approcciano tutto allo stesso modo. Invece per cose diverse servono competenze diverse. La creatività, però, in questi casi è da applicare ad alcune parti del processo ma non è tutto il processo. 

Dov’è che la creatività è fondamentale? Solo con la creatività puoi differenziarti dagli altri. Anche essere abituati a lavorare con i brand è sicuramente un punto a nostro favore, tantissime industry non sono abituate a farlo. Al centro di questo triangolo tra pubblico, associazioni e brand con la creatività possono nascere cose eccezionali, che senza uno dei vertici del triangolo non potrebbero succedere.  

DUDE negli anni ha alzato l’asticella della creatività in Italia senza paura di rischiare. Con questa nuova sfida dove si pone l’asticella?

A fine anno puoi dire se hai alzato o no l’asticella, ma non c’è un momento in cui dici “ora alzo l’asticella”. La realtà è che secondo me l’essere umano tende a migliorarsi. Poi subentra un’anima pigra che si ambienta in un luogo. Per contrastare questa cosa e quindi alzare l’asticella non ci sono formule. L’unico modo è creare un ambiente che stimoli il miglioramento delle persone. È una cosa difficile ma per ora ci è riuscita abbastanza bene. È l’unica risposta che posso darvi.

Ci dicevi che questa Fondazione è la realizzazione di un sogno. Immagino che vi siate posti quindi obiettivi molto grandi. Qual è quindi un sogno che hai per il futuro della fondazione?

Facciamo un lavoro molto volatile, lavoriamo 6 mesi per qualcosa che dura 20 secondi e che tutti si dimenticano dopo qualche giorno. Lavoriamo sull’effimero totale. 

Se penso a qualcosa da lasciare a una città come Milano vorrei che il nome DUDE lasciasse qualcosa che migliora la vita delle persone. Sarei felice che il nostro nome sia associato, dopo anni di sacrificio, a qualcosa di bello e duraturo.

Quanti collaboratori di DUDE lavoreranno alla fondazione?

Ci piacerebbe che tutti collaborassero, anche se in misura diversa. Noi ogni anno ci diamo 3 obiettivi: uno qualitativo, uno quantitativo e uno di visione. Quest’anno quello di visione che tocca tutti è collaborare in qualche modo a un progetto della fondazione. 

Settimana prossima ci sarà il primo evento della Fondazione Dude, un torneo di Ping Pong giusto?

Sì esatto, è un evento dedicato ad un amico, Daniele Delle Piane, una persona che ha lavorato con me per 17 anni ancora prima che esistesse DUDE, che ha lasciato la moglie e il figlio a soli 40 anni. È una persona che amava tantissimo ridere e abbiamo deciso di celebrarlo con una cosa che sapeva fare benissimo, giocare a ping pong, in una giornata divertente come le sue risate. Già dalla seconda edizione il torneo è aperto ad altre agenzie e scuole. Il ricavato andrà a Vidas, associazione per i malati terminali selezionata dalla famiglia di Daniele. Crediamo sia il modo migliore per chiudere un cerchio tra ricordi, lacrime e tantissime risate. 

Ci tengo ad aggiungere che sono molto orgoglioso del team che dirige la Fondazione. Elena Sacco, direttrice di IED Comunicazione e Presidentessa della nostra fondazione, è un vulcano pieno di risorse, idee e capacità e sono orgoglioso di averla alla guida. Così come Laura Boy, altro vulcano con capacità e competenze nel mondo degli eventi e non solo. Sono capaci di far esplodere progetti, anzi, a volte vanno contenute per le troppe idee. Aggiungo Anna Norelli, una nostra persona speciale, che fa parte del comitato esecutivo della Fondazione.

Ci leggiamo presto!

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Gazzetta PRO