Se stai canticchiando “Summertime Sadness” di Lana Del Ray, non sei il solo. E ci sono dei motivi precisi
Internet cambia continuamente e le aziende sono sempre alla ricerca di nuovi modi per catturare l’attenzione delle nuove generazioni. È il caso di Spotify, che attraverso un’analisi accurata dei dati, ha rilevato che la parola “triste” è tra le più cercate dagli utenti di età compresa tra 18 e 24 anni e che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quest’ultima generazione ascolta playlist di musica triste più di qualsiasi altra. La famosa piattaforma di streaming musicale ha quindi lanciato una campagna pubblicitaria denominata “Bummer Summer”, rivolta alla Generazione Z.
A volte piangere aiuta
“La musica triste può aiutarci a rilasciare, esprimere, canalizzare o purificare le nostre emozioni”, afferma il dott. Michael Bonshor, PhD, esperto di psicologia musicale. “Ha spesso ritmi più lenti, che rallentano il nostro respiro e la frequenza cardiaca quando la ascoltiamo, in modo da sentirci più rilassati e tranquilli. Inoltre, ascoltare musica con testi tristi crea un senso di connessione personale con gli artisti che li hanno scritti: ci dà la conferma che le nostre esperienze umane sono condivise.” Con queste premesse, l’approccio distintivo della campagna “Bummer Summer” consiste nell’utilizzare i social media e la pubblicità outdoor per indirizzare gli utenti a playlist personalizzate di musica che riflette sentimenti complessi. Gli annunci outdoor, dallo stile grafico “scrapbook”, presentano immagini di giovani dallo sguardo malinconico, titoli ironici e l’invito a esplorare le playlist su Spotify.
L’obiettivo e l’accoglienza da parte della Gen Z
Donna Lamar, executive creative director di Spotify, ha spiegato in un’intervista ad Ad Age che l’obiettivo principale della campagna è permettere ai giovani di identificarsi. Ha sottolineato inoltre l’effetto rasserenante e positivo che l’ascolto della musica triste può avere sulle persone. “Abbiamo scoperto che ascoltando musica triste, i giovani possono esprimere meglio i propri sentimenti, connettersi con gli altri e dare un senso alle proprie emozioni. Quando le persone si sentono tristi, spesso ascoltano musica. E a volte la canzone giusta può farci sentire meglio”. Oltre a creare un dialogo significativo con la Generazione Z, la campagna ha anche prodotto risultati tangibili per la famosa app di streaming musicale. Ha funzionato come una sorta di introduzione alla piattaforma per una nuova generazione di ascoltatori. Gli sforzi per affrontare questioni reali hanno catturato l’attenzione dei giovani, portando molti di loro a esplorare ulteriormente la vasta libreria di musica e podcast di Spotify. Questo ha contribuito a creare un rapporto duraturo tra l’azienda e i suoi utenti del futuro. La piattaforma punta infatti a farsi portavoce e rappresentare la cultura globale, con playlist, podcast, funzioni ed atmosfere per ogni momento e sensazione umana.
In conclusione, la campagna ha decisamente fatto centro: costituisce un approccio autentico ed empatico con il target di riferimento. Utilizzando il linguaggio della cultura giovanile, Spotify offre un modo tangibile ai suoi nuovi utenti di affrontare e condividere i sentimenti che caratterizzano le loro vite, avvicinandosi a loro ad un livello emotivo.
Ci leggiamo presto!