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Il caso Uliveto: quando lo spot è un tuffo nel passato… ridateci l’uccellino

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21 Maggio 2023
Il tempo di un caffè

L’ultimo commercial dell’Acqua Uliveto, quella del petulante volatile, è un vero tuffo nel passato con un’Italia piena di stereotipi dalla mogliettina che attende il maritino a casa ai prodotti di lusso comprati con il buono spesa da 100 euro: caviale, ostriche e formaggio francese

È un tuffo negli anni Settanta ma forse anche nei Sessanta, l’ultimo spot di Acqua Uliveto. Un’Italia fatta di stereotipi a cui neanche i ministri preoccupati della possibile sostituzione etnica credono esista ancora. Un’Italia rappresentata da mogliettine perfette vestite a modino e di mariti che tornano a casa stanchi e preoccupati per il budget familiare dopo un faticoso giorno di lavoro.

Lo spot datato per il concorso Uliveto

Come succede da diversi anni, Acqua Uliveto (che fa parte del gruppo romano Cogedi con Uliveto, Rocchetta, BrioBlu e BrioRossa), lancia un concorso per vincere mille buoni spesa da 100 euro e 10 forniture di acqua minerale per un anno. Il meccanismo del concorso è sempre lo stesso con una cartolina da grattare inserita nella confezione da 6 bottiglie. Si vince, ovviamente, se grattando si trova l’uccellino, simbolo e tormentone della creatività di tutti gli spot degli ultimi anni con testimonial Alessandro Del Piero e Maria Grazia Cucinotta.

Il problema è il Paese rappresentato dallo spot. Una giovane moglie ovviamente ritratta in cucina, premurosa e vestita come se dovesse uscire per assistere ad una puntata di “Uomini e donne”, annuncia al maritino con nodo della cravatta mezzo slacciato di aver preparato una grande cena con caviale e ostriche.

Il racconto di un’Italia antica e stereotipata

Detto che caviale e ostriche si trovano con difficoltà nella Gdo, luogo deputato ad acquistare la confezione di acqua minerale, sorge immediata una domanda: ma perché due entrée, cioè detto all’italiana, due antipasti che non vanno neanche cucinati. Caviale e ostriche appartengono al luogocomunismo del lusso, due prodotti esotici che fanno tanto penne al salmone e panna e cocktail di gamberetti in salsa rosa.

Due prodotti davvero datati che oggi si trovano con difficoltà in un qualsiasi stellato, sostituiti da specialità ben più costose o esclusive. Ma dove veramente torna l’atmosfera degli anni Settanta, con sullo sfondo i pantaloni a zampa di elefante e la musica disco, è la terza proposta della mogliettina: “quel formaggio francese che ti piace tanto”. Ora va detto che i formaggi francesi cari non esistono più, superati da tantissime specialità casearie italiane rare e ben più costose come il Cazu de cabrittu, o callu de cabreddu, il più antico del mondo e quello con il prezzo di vendita più alto, circa 450 euro al chilo. I camembert e i brie si trovano, quelli sì, nel banco del supermarket e spesso in offerta speciale.

Lo sguardo di sollievo del maritino alla notizia che il conto viene pagato con la vincita al concorso non lascia presagire nulla di buono. Forse il maritino avrebbe preferito una minestrina senza dado, un classico piatto comfort zone. Forse una consegna di qualche delivery (il mondo intanto è andato avanti…).

Aridatece il petulante uccellino con Del Piero e la Cucinotta!

Ci leggiamo presto!

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