Inizia il viaggio de La Gazzetta del Pubblicitario nella comunicazione dei partiti verso le elezioni del 25 settembre. Nel giorno del maxi raduno di Pontida ecco l’analisi della Lega e della sua piramide costruita sul leader Matteo Salvini
A differenza della Juventus (di una volta) nella Lega vincere potrebbe non essere l’unica cosa che conta alle prossime elezioni del 25 settembre. Che il centrodestra parta con un discreto vantaggio lo hanno detto i sondaggi ma la distribuzione dei voti all’interno della coalizione, come sempre, è tutto meno che un dettaglio. La comunicazione elettorale segue, chiaramente, questa doppia necessità: andare a governare e farlo con i numeri più alti possibili. Specie con una Giorgia Meloni che galoppa sul destriero di Fratelli d’Italia (sempre ascoltando i sondaggi). Ecco, dunque, che il target per la Lega è sempre lo stesso (gli elettori, possibilmente quelli più di pancia) ma i competitor da cui guardarsi si moltiplicano. Con tutti i vizi e le virtù di un partito fortemente piramidalizzato sulla figura del leader Matteo Salvini.
IL PARTITO POLITICO – LEGA NORD? ORA CONTA LA STRADA PER LA LEGA
Come comunica la Lega? Se vogliamo è l’analisi meno sorprendente di quelle che La Gazzetta del Pubblicitario vi andrà proponendo in questi giorni. Come si rivolge ai cittadini la Lega è abbastanza noto: diretta, senza fronzoli, a tratti viscerale. L’idea è sempre quella di un partito di strada e sulla strada lo devi trovare: nei mercati, nei rioni, nelle piazze e, naturalmente, sui prati di Pontida. Un raduno che, a livello di calendario, quest’anno è caduto perfettamente a fagiolo (oggi).
I temi sono quelli che toccano l’epidermide più esposta: la sicurezza, l’immigrazione e i costi per le piccole aziende prima di tutto. Il tutto, ci ripeteremo spesso, completamente convergente sulla figura di Salvini e ormai assolutamente divergente dalle radici padane (il Nord di Lega Nord è già sepolto da un pezzo). Operazione avviata da un po’ ma ancora complicata in alcune occasioni più legate al passato proprio come Pontida. Gli slogan secessionisti si possono anche cancellare da social e manifesti ma le bandiere dei singoli continuano ad urlare certe posizioni originarie.
IL LEADER – MATTEO SALVINI, L’OCEANO DELLE PIAZZE E IL DESERTO DEI CARTELLONI
Atterriamo così sul pianeta della comunicazione offline della Lega che poggia su due pilastri costitutivi della politica da sempre: i comizi e i cartelloni elettorali. I primi sono il feudo totale del leader Salvini che ha avviato un tour italiano toccando centinaia di piazze italiane dai capoluoghi ai paesi. Qui la comunicazione del leader è nota: piglio da protagonista trascinatore ma mai lontano dal suo pubblico. Il palco del Carroccio è sempre liquido: c’è il Salvini che parla dal palco e quello che sorride per il selfie tra chi guarda lo stesso palco. Senza soluzione di continuità. La filosofia della felpa è sempre viva e presente (anche se meno urlata a livello di vestiario come in passato).
Il Capitano (epiteto non casuale, primus inter pares e non primus e basta) è il carro trainante di tutti i candidati dei singoli collegi. Proprio qui casca un poco l’asino (o il veneto musso) perché la differenza tra Salvini e i candidati territoriali veri e propri è spesso oceanica in termini di efficacia. Il cono d’ombra auto creato è potente e lungo: rischia di essere un autogol se la forza trainante del leader dovesse frenare anche solo un poco in cabina elettorale. I manifesti Out Of Home (sì esistono ancora) si concentrano principalmente sui locali ma pagano la progressiva desertificazione dei partiti. Chiunque li utilizzi campeggia molto spesso su tabelloni grigi comunali mezzi vuoti restituendo una situazione di solitario degrado: l’esatto opposto del bagno di popolo che si cerca. Manifesti sempre molto utili, però, quando vengono vandalizzati: pretesti perfetti per tornare a scaldarsi le mani sul cantuccio della polarizzazione.
LA COMUNICAZIONE ONLINE – POLARIZZAZIONE E CAPITANO: LA LEGA CAMBIA SOLO I COLORI
Il profilo ufficiale Facebook delle Lega si chiama Lega – Salvini Premier. Quello Instagram legaofficial ma emerge su Google come Salvini Premier. Ormai è chiaro anche a voi il Salvinocentrismo che troviamo anche (e soprattutto) nella comunicazione social. In questi giorni tutto è molto improntato sul raduno di Pontida: megafono assoluto anche sulle piattaforme. I moltiplicatori, in questo caso, sono i militanti che partecipano: quanto costerebbe pagare migliaia di influencer per pubblicare immagini autentiche di popolo adorante Salvini e il Carroccio nel suo “stadio”? Molto più di organizzare Pontida.
Il resto è la cronaca curata degli spostamenti in Italia di Salvini, delle interviste televisive di Salvini, delle provocazioni a Salvini (God saves polarization) e delle proposte di Salvini. Tutti messaggi, comunque, immediatamente comprensibili: non a caso le punte di diamante sono flat tax e taglio dell’Iva. Concetti economicamente semplici e di velocissimo calcolo per chiunque abbia a che fare un minimo con le tasse. Occhio, infine, ai colori: addio al verde e spazio al giallo e blu. Per sommissimi capi di neuromarketing il giallo è generalmente legato all’ottimismo e il blu alla fiducia. Il verde? Rimandi emotivi alla pace e alla serenità: non il massimo per chi ha un guerriero militare (Alberto da Giussano) come simbolo.
A livello di numeri la pagina Lega Salvini Premier (1,2 milioni di follower su Facebook e 319.000 su Instagram) contiamo 25.000 euro su un post comparativo sugli sbarchi in Italia durante il governo con Luciana Lamorgese agli interni e quelli registrati quando al ministero sedeva Salvini. Anche qui a pagare è la polarizzazione con un target orientato sulle persone over 45 principalmente delle regioni più popolose come Lombardia e Lazio oltre a Campania e Sicilia (dove gli sbarchi vengono anche vissuti in prima linea).
LA COMUNICAZIONE OFFLINE – QUEL “CREDO” DALLA’ECO RELIGIOSA
Televisioni e giornali sono la riserva di caccia preferita di Salvini. Ha presa sui giornalisti, crea audience ed è capace di creare quello scontro ideologico che tanto piace al pubblico (o forse più ai presentatori). Nei banner digitali delle testate e negli spot il mantra è, invece, quello del “Credo”. Quasi religioso? Beh, di sicuro in Italia un movimento di grande estrazione popolare non può certo essere anti-cattolico. “Credo negli italiani” (e nelle sue accezioni regionali Credo nei lombardi, nei laziali eccettera) rovescia il senso di responsabilità sugli elettori: tocca a voi avere il coraggio di girare alle spalle a questo Credo. La stessa parole che pronunciate in chiesa. Il resto lo fa l’occupazione militare degli spazi televisivi e di cronaca: tecnica rincorsa ed utilizzata un po’ da tutti. La televisione pagherà anche il declino rispetto alle piattaforme ma rimane una miniera d’oro (forse ancora la maggiore, con tanti saluti ai social) per chi caccia i voti.
LA LEGA È SALVINI?
“Voto/non voto la Lega perché amo/non sopporto Salvini”. Quanti di voi hanno sentito, almeno una volta, questa frase? Bene, in entrambe le sue accezioni è il capolavoro di due strategie comunicative intrecciate: l’accentramento totale sul leader e la creazione di un mondo manicheo per cui puoi essere contro o a favore ma non indifferente (e gli indifferenti, i non votanti e gli indecisi sono sempre il vero target dei politici, non gli avversari). Salvini ha 5 milioni di follower su Facebook e 2,1 milioni su Instagram (entrambi superiori al partito) e si dedica a comparsate pure su Tik Tok dove non gli riesce difficile un piglio giovanile (che è anche naturale, va detto). Su Meta gli investimenti promozionali del capo partito sono stati di 60.115 euro quando dai profili della Lega si arriva a circa 6.000 euro. In termini economici il volto del Capitano vale dieci volte la Lega. A livello comunicativo anche di più. Molto di più. Nel bene e/o nel male.
Ci leggiamo presto!