Continua l’appuntamento con lo Speciale Elezioni. Zero investimenti pubblicitari o quasi sugli altri social, ma su Tik Tok Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle provano a sfruttare al meglio il vantaggio accumulato grazie a una presenza costante, ragionata e che parte da lontano.
Il partito politico: il M5S prova a tornare alle origini
Dopo la caduta del governo Draghi la situazione sembra essersi chiarificata: Giuseppe Conte è il volto simbolo e principale di un Movimento che ha scelto di provare a tornare alle origini. Niente più apparentamenti o avvicinamenti con altre forze dell’arco parlamentare, ma una corsa in solitaria che sa di “noi contro gli altri”.
Politicamente sembrano essere passati molto più di cinque anni per il Movimento 5 Stelle, passato da prima forza politica italiana alle elezioni 2018 con quasi il 33% dei consensi, e conseguente peso essenziale nella formazione dell’allora governo insieme alla Lega, a insegna politica passata attraverso tutte quelle esperienze che caratterizzano la vita di un partito: esperienza governativa, divisioni, scissioni, momenti di difficoltà, dubbi su chi si vuole essere e con quale scopo.

Con il rischio di una lunga traversata nel deserto della politica italiana per il prossimo quinquennio, a meno che le urne e gli elettori non premino la direzione presa, o ripresa, dai Pentastellati. Gli ultimi sondaggi danno il Movimento 5 Stelle in crescita, con punte anche intorno al 18%, che lo posizionerebbero ipoteticamente come terzo partito in termini assoluti di voti.
La scelta però di non correre in coalizione, viste le attuali regole della legge elettorale che premiano non poco gli apparentamenti rispetto ai singoli partiti, potrebbe ridimensionare il valore finale del consenso raccolto in sede di voto da Conte e dal Movimento 5 Stelle.
Il leader: Giuseppe Conte, dai DPCM ai bagni di folla (soprattutto al Sud)
C’è stato un momento, un paio di anni fa, in cui tutta Italia era appesa alle sue parole, specialmente quando veniva annunciata la comunicazione di un nuovo “DPCM”. Giuseppe Conte rimarrà nella storia d’Italia per essere stato a capo del Governo che scelse di chiudere il Paese a causa della pandemia, per essere stato il volto che in maniera allarmata chiedeva sacrifici e sforzi immani al proprio Paese senza sapere che cosa sarebbe successo dopo. Oggi l’immagine governativa e istituzionale di Conte è sbiadita, messa da parte un po’ come alcuni dettagli stilistici che nel corso del tempo sono stati abbandonati “dall’avvocato del popolo”.

Fedele al suo appellativo, infatti, Conte ha deciso di dismettere giacca, cravatta e pochette, per riversarsi nelle strade e nelle piazza, specialmente del Sud Italia, con camicia, maniche sollevate e una dialettica pronta a rimarcare con forza e chiarezza la differenza tra il Movimento e tutti gli altri. Senza particolari distinzioni come vedremo più avanti, ma con alcuni obiettivi più ricorrenti rispetto ad altri.
Mantra della campagna di Conte anche il ricordo di come il governo Draghi, sostenuto da tutti a parte Fratelli d’Italia, non fosse poi così incisivo ed efficace così come si legge e ascolta da più parte, anche se il Movimento 5 Stelle ha fatto di tutto, lui sì, per rendere l’azione di governo realmente di impatto per la vita di un paese passato senza quasi rendersene conto da una crisi pandemica a una situazione economica fragilissima, chiusa a tenaglia tra i rincari provocati dalla guerra e le loro conseguenze pesanti sulla quotidianità di famiglie e imprese.
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Certo, se proprio un appunto va fatto, c’è la sensazione che la parola “bonus” sia stata probabilmente fin troppo usata e abusata da Conte nel corso delle sue arringhe di piazza… ma a vedere l’affetto da cui è stato travolto nelle ultime settimane evidentemente la cosa non è parsa strana a chi lo ascoltava entusiasta.
La comunicazione offline: la scelta ad personam, tutto su Giuseppe Conte
Conte, Giuseppe Conte e ancora il presidente del Movimento 5 Stelle. Volto e portabandiera, simbolo e garanzia per tutti i grillini. La comunicazione offline del Movimento ruota e si è concentrata soprattutto intorno alla sua figura. Voce e viso di ogni momento della vita pubblica pentastellata degli ultimi mesi, attacchi e difese politiche sono passate da lui, tanto quando si trattava di rilasciare dichiarazioni alle televisioni, quanto nei momenti in cui spiegava ai suoi elettori perché il Movimento sia la scelta giusta e che cosa verrà fatto per rendere l’Italia migliore.

“Dalla parte giusta” è infatti il claim scelto per la campagna elettorale grillina, ma sui manifesti elettorali c’è lui, sempre lui, sorridente e rassicurante, Giuseppe Conte. Perché in fondo il Movimento sembra aver scelto di puntare tutto sul proprio leader, più efficace e calamita più potente per i voti rispetto a proposte, idee e suggestioni. Ecco che allora i Cinque Stelle, come tanti altri partiti italiani, sembra chiedano prima di votare la persona, in questo caso Conte, perché di lei ci si può fidare, farà proprio quello di cui c’è bisogno.
La comunicazione online: TikTok meglio di tutti
Zero. Il volume di investimenti pubblicitari del Movimento 5 Stelle sulle piattaforme di proprietà di Meta è stato nullo. Niente. Niente sponsorizzazioni, niente tentativi eccessivamente plateali di spingere i propri contenuti verso quanti più utenti possibili. La convinzione, evidentemente, che le piattaforme di Meta siano già state presidiate e polarizzate a sufficienza, o comunque in una misura tale da non ritenere più strategico un intervento particolarmente pesante.
Tutto cambia invece se si parla di TikTok. La nuova frontiera della politica italiana, diventata improvviso argomento di discussione quasi quotidiana anche nei talk e sulle colonne dei giornali. Un luogo digitale su cui però Giuseppe Conte sembra essere stato in grado non solo di battere gran parte della concorrenza sulle tempistiche, ma anche sull’utilizzo e la scelta di contenuti pensati su misura per il “social dei giovanissimi”.
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Video con parti di interventi in strada o in piazza, alternati a contenuti originali creati per TikTok, con tanto di introduzione spesso ammiccante per impedire di scorrere velocemente a contenuti successivi: ecco la ricetta del Movimento 5 Stelle e del suo leader per occupare meglio e prima di tutti questo nuovo spazio di consenso.
Qualche numero per dare meglio un’idea. Il profilo TikTok di Giuseppe Conte è aperto dalla fine del 2019, poco dopo quello di Salvini, e a pochi giorni dalle elezioni conta più di 344mila follower. Il contenuto più visualizzato, 6 milioni di volte, è un video in cui il leader pentastellato commenta il programma politico di Giorgia Meloni senza particolare entusiasmi. Proprio il volto di Fratelli d’Italia è uno di quelli più chiamati in causa da Conte su TikTok, insieme all’alleato della Lega Salvini. Non mancano riferimenti anche per Calenda e Berlusconi.
Sono però le cifre “tecniche” della presenza di Conte su TikTok a restituire l’idea di una strategia che parte da lontano e ora restituisce dividendi interessanti: per esempio, come riporta un articolo sul sito di Formiche della fine di agosto, il numero di reazione, commenti e condivisioni ottenuti dai post è di 44 mila reaction: Salvini e Meloni si fermano a 12 mila e 7 mila reaction. Ancora, considerando il numero medio di interazioni sui post di un profilo per follower e per post Conte si ritaglia una fetta di interazione con i video che arriva al 20%, dietro di lui Meloni e Calenda non arrivano nemmeno al 4%.
Se sia sufficiente tutto questo per vedere confermato un ruolo di primo piano nella politica italiana come accadde nel 2018 è difficile dirlo, di certo il Movimento 5 Stelle non parte con i favori del pronostico, in più la scelta di correre in solitaria potrebbe essere ulteriormente azzoppata dalle regole della legge elettorale. Saranno le elezioni a dircelo, o più probabilmente Giuseppe Conte, visto che ormai se si parla di Movimento 5 Stelle si passa, lo si voglia o meno, da lui, da quello che dice e da quello che fa.