Speciale elezioni 2022 – La comunicazione del Partito Democratico è un imperativo risveglio

Avatar photo
23 Settembre 2022
Tocca mettersi comodi

Sesto giorno, sesto episodio della nostra rubrica dedicata alle principali forze politiche in campo. Oggi tocca al Partito Democratico, chiamato ad impedire la vittoria al centrodestra e a rinnovarsi per avere un futuro.

Il partito politico: il fantasma del PD

Orfano del Movimento 5 Stelle, dei dimissionari Matteo Renzi e Carlo Calenda, il Partito Democratico si appresta ad affrontare una nuova stagione politica senza i compagni di sempre. Stando agli ultimi sondaggi, il PD sarà il secondo partito più votato contando un 22% di preferenze a cui poi andrebbero sommate le percentuali a una cifra dei suoi alleati,non tutti ascrivibili a forze politiche di centro-sinistra ma sicuramente coerenti con la nuova identità del partito.

Il Partito Democratico non calca le scene, a differenza di altri, da interi decenni, essendo nato nel 2007, ma raccoglie l’eredità politica della sinistra e del centro sinistra italiano. Questa caratteristica gli conferisce un pool di elettori, e un target comunicativo, molto vasto che trova lo zoccolo duro tra gli over 50 e la sfida di un elettorato under 35 da conquistare.

Quanto ci segui da 1 a Instagram?

Ogni giorno sui nostri social media pubblichiamo notizie esclusive che non puoi trovare sul sito. News, pills, stories e sondaggi per aiutarti a comprendere sempre meglio il mondo del marketing e della pubblicità! Ti basta scegliere a quale canale sei più affezionato e cliccare qui sotto.

I presupposti per accaparrarsi questi elettori sono chiari, dal punto di vista comunicativo, partendo dalla nuova veste del partito che si rivela femminista, progressista ed ecologista. L’esperimento ben riuscito in Emilia-Romagna sortisce i suoi effetti in questa campagna elettorale che riprende i temi difesi in precedenza facendo eco ad altre tematiche di giustizia sociale, al sostegno all’Ucraina e alla NATO, alle questioni legate al lavoro, all’energia rinnovabile e la parità di genere.

La sfida delle elezioni, anticipate e inaspettate, sembrano aver convinto il fantasma del PD a materializzarsi, smettendo di aggirarsi per l’Europa, e dotandosi di un’identità più nitida e decisa.

Il leader: Enrico Letta e gli altri

Enrico Letta ad uno dei comizi del Partito Democratico
Credits: Partito Democratico

Ad invertire il trend in crescita dei partiti unipersonali, ci pensa il PD che sceglie di non creare l’ennesimo one-man-show anche in virtù della sua essenza: il Partito Democratico non è certo un partito personalistico e non può esserlo per definizione. Così il segretario Enrico Letta prende sicuramente lo spazio che gli spetta: è il volto che sprona alla scelta, presiede i comizi e si colloca come figura di riferimento ma riesce comunque a lasciare lo spazio anche ad altri componenti.

Negli appuntamenti in tv è spesso accompagnato dalla preparatissima Elly Schlein, in grado di catalizzare i dibattiti; ampi spazi sono lasciati anche all’ex leader del partito Nicola Zingaretti, al sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Sui social invece, prendono la scena Alessandro Zan, Marco Furfaro alternati da video di comizi o spot prodotti dal partito in cui il leader è presente.

Insomma, una strategia che mira, senza mai dirlo in modo esplicito, a una rappresentazione pluralista e che presenta i candidati territoriali e i membri esponenti di tematiche e lotte precise. In particolare questa decisione si rivela azzeccata per evitare scivoloni: ad esempio, quando si parla di diritti civili e lotta all’omotransfobia, lo fa il deputato Zan; quando si parla di politiche giovanili entra in gioco Chiara Gribaudo.

Enrico Letta quindi fa da centro unificatore di tante voci, incorporando alla sua figura un po’ inespressiva, e reduce da quel governo sottrattogli da Renzi, un nuovo look che strizza l’occhio al target di partito: un po’ femminista quando antepone termini femminili a quelli maschili; più sicuro di sé quando ammette errori del passato ed elenca progetti per il futuro; lucido quando deve rispondere a giornalisti e avversari politici.

Qualche uscita infelice o eccessivamente polemica c’è stata comunque, come è naturale che sia, sapientemente sotterrata da una campagna elettorale principalmente social che soggiace alla legge dell’oblio dopo le 24 ore.

COMUNICARE È IMPERATIVO: SCEGLI.

Solo e accusato di trasformismo, il Partito Democratico decide di operare una cesura nel panorama politico attuale, lanciando un ultimatum ai suoi elettori non più chiamati al voto ma ad una scelta.

Grafica Partito Democratico

Confermando un’abitudine ormai consolidata, così come per il suo leader, il PD per parlare di sé deve parlare di altri: il partito infatti si definisce per contrasto.

La nuova veste grafica, ideata ad hoc per le elezioni, è apparentemente semplice ma suggestiva ed efficace. Il leader di partito chiama gli italiani ad operare la loro scelta: o con noi o con loro.

Nel tentativo emozionale di ridurre la politica a una scelta netta, come in un mondo in bianco e nero, l’obiettivo è chiaro: nel gioco a somma zero delle elezioni bisogna “rubare” voti all’avversario e il modo più semplice è farlo convertendo gli indecisi. Chiamati ad una scelta, termine molto più intimo di “voto”, occorre farsi un esame di coscienza circa la propria natura.

Esattamente su questo punto fa leva il lavoro grafico realizzato suggerendo all’elettore cosa potrebbe essere se non votasse in un determinato modo. Il motivo psicologico è presente e ben strutturato; probabilmente anche i colori non sono casuali riprendendo, subdolamente, uno degli argomenti più utilizzati di tutta la campagna.

Grafica Partito Democratico

Infine se con gli altri partiti abbiamo visto l’uso di claim (“Credo”, “Pronti”, “L’Italia sul serio”), il PD opta per una soluzione più dinamica: una Call To Action.

La scelta è coerente con la volontà di azione e presa di posizione del partito che chiama in causa gli elettori: messi davanti alla realtà binaria del manifesto, ognuno scelga da che parte schierarsi.

La polarizzazione è un motivo apparentemente incoerente per un partito che promuove una leadership pluralista ma riprende un’esigenza di natura pratica: a causa delle frequenti migrazioni che hanno interessato i governi passati, si è fatto strada il terzo polo che minaccia a stabilità del partito nei confronti del quale può essere alleato o oppositore senza troppa fatica.

Riportare il dibattito a un sistema canonico di opposizione e maggioranza è uno strumento utile per racimolare voti.

LA COMUNICAZIONE ONLINE: CE LO CHIEDONO I SOCIAL

In vista delle elezioni il PD è il terzo partito in Italia per investimenti nelle inserzioni sulle piattaforme Meta. La presenza costante ma non capillare del partito tradisce una volontà non esattamente febbrile di prestarsi al mondo dei social: non ci sono numeri stratosferici né in termini di follower né di engagement.

Sebbene i feed e le pubblicazioni non siano organizzate come GenZ comanda, i target da raggiungere sono molto chiari e si distinguono per piattaforma.

Su Twitter, frequentato soprattutto da opinion leader e utenti che vogliono informarsi, i profili del partito e del suo leader funzionano in ottica per nulla personale ma istituzionale: lontano dall’uso frenetico degli avversari, rispecchia ordine e serietà. 

L’unico scivolone registrato riguarda la presentazione del simbolo elettorale a cui è seguito, troppo velocemente, un meme dall’account di Enrico Letta: un po’ boomer e quindi decisamente cringe.

Ti sta piacendo il nostro articolo?

Iscriviti alla nostra newsletter per non perdere i nostri speciali riservati in arrivo ogni domenica!

Cliccando su Iscriviti acconsenti al trattamento dei dati personali ai sensi del Reg. UE 2016/679 (GDPR)

Su Instagram e Facebook, come si è detto, il feed è un po’ caotico con post pubblicati senza troppa coerenza tematica: video di interventi, reels dei candidati su tematiche specifiche e qualche news di partito, senza uno storytelling preciso.

La vera svolta accade a una settimana dal voto con un incremento di pubblicazione sia per il profilo ufficiale del partito che per gli account personali che ricalcano avvenimenti passati degli avversari politici, punti focali delle proposte e qualche spot per incoraggiare il voto.

Lo sbarco su TikTok in questa campagna politica è stato traumatico per tutti i partiti ma forse un po’ meno per il PD che conta comunque relativamente poco pubblico, sempre per il secondo partito in Italia. Sugli schermi del social il leader di partito appare poco e chi si presenta lo fa per parlare di temi specifici, come già analizzato, senza utilizzare trend del social stesso, limitandosi quindi al minimo sindacale.

@partitodemocratico

@alessandro_zan smonta 5 pericolose fake news di Giorgia Meloni contro la comunità lgbtqia+ #scegli #diritti #elezioni2022 #25settembrevotoPD #perte

♬ suono originale – Partito Democratico

A grandi linee si possono individuare alcune costanti nella comunicazione social: una selezione di temi cari soprattutto alle generazioni più giovani (quali lavoro, legalizzazione della cannabis, regolamentazione dello stage, diritti LGBTQI+, ambiente); un tono di voce mai provocatore ma, se sollecitato, all’altezza; leadership pluralista con volti conosciuti e nuovi.

L’esigenza è chiara: convincere gli indecisi che l’unica alternativa al voto di centrodestra è una sinistra non necessariamente vincolante per ideologie di appartenenza.

LA COMUNICAZIONE OFFLINE: TUTTI IN PIAZZA

Piazza gremita per il comizio del Partito Democratico
Credits: Partito Democratico

La comunicazione OOH in Italia rappresenta la storia della politica ma la tradizione dei pannelli e cartelloni elettorali ha subito un tragico abbandono, pur non rischiando l’estinzione. 

I manifesti elettorali richiamano le grafiche utilizzate sui social e non sono stati invadenti nelle città: questo, fino a qualche anno fa, era sintomo di una realtà ben consolidata che non ha bisogno di palesarsi ad ogni angolo per imprimersi nella memoria. Al giorno d’oggi è una scelta opinabile tenendo conto della memoria breve e della suggestionabilità degli elettori.

In ogni caso, il vero terreno di confronto per il PD è sempre negli eventi in piazza, che siano dibattiti, comizi o presentazioni e la portata qualitativa di questi eventi si segnala con una semplice nota: non vengono mai definiti “raduni”.

Anche negli eventi in presenza, il tour per lo Stivale è stato suddiviso tra il leader Enrico Letta e i rappresentanti territoriali, con una partecipazione plurale senza ricorrere all’ossessiva ripetizione di slogan ma con lunghi discorsi.

Le principali differenze sono tra la folla: spuntano più bandiere, il pubblico non è mai una folla oceanica ma è abbastanza eterogeneo complici il tasso di assenteismo, la campagna elettorale estiva e la scelta di presentarsi in luoghi strategici in cui è forte la necessità di permeare.

Il PD cerca di mostrarsi deciso e con le spalle larghe a sufficienza per farsi carico dei grandi impegni del Paese anche senza strategie troppo elaborate o toni alti. Che questa sia la soluzione vincente  per le imminenti elezioni o meno non importa; il vero miracolo era far risorgere il Partito Democratico: missione riuscita.


Ci leggiamo presto!

A cura di
Avatar photo
Gazzetta PRO