La cosiddetta Gen Z (ovvero i nati tra la fine degli anni ’90 e il primo decennio dei 2000) è una bella gatta da pelare un po’ per tutti. Questi ragazzi sono al contempo i protagonisti di ogni ricerca di mercato e il target in assoluto più ambito da ogni strategy e i grandi dimenticati quando si tratta del loro futuro, come stiamo notando nella comunicazione delle prossime elezioni. Tutti li vogliono e nessuno li conquista davvero, insomma. Gazzetta è andata a curiosare a Plug Mi, un evento tenutosi a Milano che ha inteso coinvolgere proprio la Gen Z attraverso tutto ciò che amano e i brand di riferimento.
Plug Mi, l’evento
Plug Mi si è tenuto a Milano, negli spazi Superstudio Più (zona Porta Genova) il 10 e 11 settembre. L’obiettivo dichiarato dagli organizzatori era quello di mettere al centro dell’attenzione il mondo della Gen Z attraverso la musica, gli sport, il mondo social e tutti i canali comunicativi tipici di questa generazione. Il sito ufficiale parla di urban experience e recita:
Un vero e proprio Festival dedicato alla Gen Z e agli appassionati della cultura urban che celebra tutte le novità più creative e fuori dagli schemi provenienti dal mondo della musica, dello sport, della digital art e della moda.
Ricchissimo il programma: la partnership con Radio 105 ha portato sul palco nomi molto apprezzati nell’ambiente come Rhove (si, quello di Shakerando), Shiva e molti altri. Un piccolo ma molto ricco food court e uno spazio dedicato agli sport con uno skatepark e un canestro per 1vs1 hanno fatto da cornice a quello che era il cuore dell’evento ovvero le proposte dei brand.
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I brand protagonisti
La parte del leone dello spazio espositivo del Plug Mi l’hanno fatta i brand street e sportwear: largo spazio a AW Lab, Adidas, Celio, New Balance, Converse, Lacoste, Puma, Eastpak solo per citare i principali. All’interno degli stand, le ultimissime collezioni in esposizione e naturalmente in vendita.
Non solo retail, però: la parola d’ordine di Plug Mi è stata personalizzazione. Numerosi artisti si sono alternati tra gli stand per personalizzare gli acquisti. Cappellini, sneakers, felpe, t-shirt, nessun limite alla fantasia: praticamente ogni capo di abbigliamento è stato “pimpato” con tutte le tecniche possibili.
Le experiences e l’arte
Spazio anche per le esperienze da vivere in prima persona come quella pensata da Lacoste: una record room per registrare i propri beat, che sono stati poi giudicati dal pubblico di TikTok e dalle rapper Beba e Rossella Essence. Le due artiste hanno poi elargito consigli su rime e stile sia live che sul social più amato dalla Gen Z, con l’hashtag #CrocodileChallenge.
Cupra ha sponsorizzato il main stage per le esibizioni musicali e i talk, mentre i più attenti all’immagine hanno potuto concedersi un taglio di capelli come l’ultima moda impone e addirittura tatuarsi.
Lo spazio artistico è stato curato da Big Soup, il principale resell italiano di sneakers. In esposizione pezzi rarissimi da collezione, come le primissime Air Jordan bianche e rosse direttamente dagli anni ’80. In abbinamento alle scarpe, elettrodomestici Samsung dipinti in stile street art.
Un nuovo modo di comunicare (e vendere)
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Lo sappiamo, parlare alle nuove generazioni non è mai facile. Siamo tutti concordi nell’affermare, però, che questi stessi ragazzi costituiscono un target commerciale troppo ampio e troppo forte per essere ignorato. Plug Mi rappresenta in questo senso un esperimento riuscito: coniugando marketing e comunicazione estremamente mirati e verticali su questo segmento ed esperienze che solo apparentemente si slegano dai brand, il risultato è un estremo coinvolgimento del pubblico che si sente meno “bersaglio” della pubblicità e più “parte attiva”.
Super vincente l’idea della personalizzazione dei capi di abbigliamento: in ogni tribù che si rispetti, i membri vogliono sentirsi parte di una comunità pur riaffermando in maniera forte la propria identità peculiare. È lo stesso per la Gen Z, che si identifica in uno stile genderless, fluido e solo apparentemente “trascurato”, ricco però di particolari che parlano di chi lo indossa. Particolari che questo Festival ha saputo raccontare ed esaltare, consolidando ancora di più il senso di community, concetto tanto caro ai nativi digitali.