Divenute ormai consuetudine, le anticipazioni sui vincitori proposte da Leo Burnett giungono alla 34esima edizione e vantano un grado di accuratezza del 90%. Niente doti divinatorie: vi spieghiamo come è possibile intuire le intenzioni dei giurati del Festival nell’articolo di oggi.
Da oltre trent’anni, il rituale che accompagna i Cannes Lions
Tra i primi giorni e la seconda decade di ogni giugno dell’anno, l’informazione di settore su comunicazione, marketing e pubblicità è intenta in una serie di macchinose elucubrazioni sui possibili trionfatori ai Cannes Lions, il Festival della Creatività che ogni anno elegge i titani dell’advertising mondiale. Anche La Gazzetta del Pubblicitario ha espresso il suo parere, in queste settimane preparatorie che hanno, per gli addetti al mestiere e i commentatori, l’effervescenza dell’attesa del Natale.
Rituale come l’allestimento dell’albero, in questa corsa verso il Gran Momento, sono le Cannes Predictions di Leo Burnett: entro il 15 giugno di ogni anno, la grande e prestigiosa firma di Chicago (parte della galassia Publicis Groupe) si avventura nella circoscrizione di una shortlist di papabili, che a ben vedere, così avventuriera non è.
Chaka Sobani, CCO del marchio (nonché opinionista una tantum per The Drum) ha rivendicato pochi giorni fa come le Predictions siano una tradizione che perdura da ben trentaquattro edizioni dei Lions e che il verdetto dei Burnetters abbia un’accuratezza del 90%.

Cosa aspettarsi da quest’edizione
Giovedì 9 giugno 2022, il grande gruppo ha emesso le sue previsioni per l’imminente premiazione, identificando eloquenti macro–trend e facendo nomi e cognomi delle creatività in odore di successo. L’idea della rete planetaria di creativi che ha partecipato alla survey è in generale quella che i jurì apprezzeranno quelle campagne che hanno saputo far proprio lo spirito della (bentornata) normalità, infondendo in chi le ha prodotte un po’ di “scemenza”. No, non si tratta di una licenza colorita di chi scrive: come potete voi stessi comprovare nella landing dedicata sul sito ufficiale di Leo Burnett, i Leoni torneranno a ruggire con la finalità di Bringing back the Daft, ovvero riportare un po’ di scemenza nel Sancta Sanctorum della creatività mondiale. Il riferimento è chiaramente alla gravitas che ha contraddistinto la passata edizione, in cui l’uragano Covid-19 ha dominato nei contenuti (decine le campagne con esplicito riferimento all’emergenza sanitaria insignite di Ori e Grand Prix) e sul format stesso, tenutosi interamente da remoto. Se siete curiosi di scoprire le candidature in corsa su cui, all’headquarter in Illinois della grande agenzia sono disposti a mettere la mano sul fuoco, vi invitiamo a fare click sul link sopra: lo scopo di questa riflessione non è quello di passarle in rassegna.

Molto più semplice di una sfera di cristallo
Vorremmo, invece, soffermarci su un interrogativo che è più che lecito porsi. Ma come diavolo fanno a Leo Burnett a stilare una lista di favoriti che, il più delle volte, ha anche il pregio di fare bingo con un grado di precisione che tende al 100%?
Niente ars divinatoria, sfere di cristallo o perigliose dietrologie.
Le risposte sono essenzialmente tre, che ci azzardiamo a schematizzare in una pratica sequenza di bullet point:
– È la stessa organizzazione dei Cannes Lions a emettere nel mese di giugno, a dosaggi – va detto – neonatologici, le entries e le relative identità dei partecipanti. Basta dare in pasto a Google le giuste (e banali) keyword per scoprire come, ad esempio, entro il 10 del mese solitamente vengono rilasciate le shortlist di alcune categorie topiche. Quest’anno, ad esempio, abbiamo già il piacere di conoscere i candidati per Innovation, Titanium e Glass Lions. Se siete interessati, qui una reference di rilievo.
– Come confermato da una fonte autorevole che abbiamo appositamente contattato, bisogna immaginare la “stagione pubblicitaria” un po’ come quella tennistica. Se agli Australian Open si susseguono invariabilmente il Roland Garros e Wimbledon, anche l’adv ha i suoi slam. In particolare, i Clio Awards e i Lia Awards, che rispettivamente in America e nel Regno Unito, costituiscono prestigiosissime passerelle pubblicitarie. Un trionfo a Cannes è spesso (anche se non sempre) anticipato da un trionfo ai Clio, che si tengono nel mese di maggio e, ancora più di frequente, seguito da uno ai Lia, che chiudono la “regular season” tra settembre e ottobre.

– Ultima, ma solo nell’ordine di enunciazione, una constatazione che ha dell’ovvio: Leo Burnett è parte della sterminata rete di firme facenti capo a Publicis Groupe, che, al pari di altri colossi come WPP e Dentsu, esprime di norma una quantità considerevole di juri. Sui 538 membri di giuria di quest’anno, per dirci, tra le sigle di Publicis gli incaricati sono 41: 26 a nome del capocordata, 7 con Leo Burnett, 7 con Saatchi & Saatchi, e 1 con Starcom, per un totale che non si allontana dal 10% dei giurati totali. Non abbastanza per far pendere l’intero Festival della Creatività in favore di una campagna o dell’altra, ma abbastanza per fare solide previsioni. Insomma, dove andranno (o si vorranno far andare) i Cannes Lions da quelle parti si può intuirlo con una banale call su Zoom.
Vi ricordiamo che La Gazzetta del Pubblicitario, dal 20 al 24 giugno, monitorerà dal vivo la premiazione, e garantirà un’approfondita copertura dell’evento, con la scelta quotidiana delle migliori cinque creatività di giornata. Vi aspettiamo numerosi!
Ci leggiamo presto!
Image credits cover: Brand News