Venerdì 11 novembre The Bravery Store ha portato la discussione sul tema dell’alimentazione e su quello che stanno facendo i brand per cambiare positivamente le nostre abitudini, nella consueta cornice di Spazio Lenovo.
Il tema della buona alimentazione è un argomento sdoganato in quasi tutti i contesti. Nell’infinità dei gesti da compiere per scongiurare la crisi climatica questo aspetto assume un ruolo di primaria importanza. Come parte del settore che produce il 30% dell’inquinamento globale, i brand possono guidare i consumatori, renderli consapevoli e informati. Ma cosa stanno facendo le aziende nell’affrontare il tema del cambiamento delle proprie abitudini alimentari?
Questa domanda è stato il primo fondamentale punto che, grazie al racconto condotto da Paola Miglio e Annalisa Galardi, ci ha portato a scoprire che sì, è possibile cambiare le proprie abitudini e che ci sono aziende che si stanno esponendo per condurre questo movimento in porto.
Brand Activism secondo The Bravery Store
Dopotutto i dati parlano chiaro: il pubblico di oggi dice di avere una maggior consapevolezza nei confronti della sostenibilità e tutto quello che comporta per la questione Nutrition. Secondo un sondaggio condotto da YouGov il 36% della popolazione italiana acquista da aziende socialmente responsabili. Il 66% acquista solo prodotti di stagione, per favorire nel proprio piccolo la sostenibilità. C’è un movimento, magari ancora non di dimensioni rilevanti, che si muove sotto traccia e che spinge le aziende verso questa direzione. In fondo, come si sente spesso dire, non muoversi alla ricerca della sostenibilità alla lunga renderà impossibile ai brand operare sul mercato, mettendo difatti a rischio la propria esistenza.
In un momento poi, in cui guerra e inflazione spingono i costi verso l’alto, il consumatore è anche più attento a quello che c’è dentro il prodotto che compra. Questo spiega anche la nascita e la proliferazione di tutte quelle applicazioni restituiscono valori nutrizionali, ingredienti e presenza di sostanze non proprio in linea con la salute del nostro organismo all’inserimento del prodotto.
Insomma, la base sulla quale costruire esiste. I requisiti per i brand devono essere credibilità e fiducia: è fondamentale che tutto quello che raccontano sia vero, senza rischio di green washing. La pena è la perdita di fiducia con conseguenti danni alla brand equity difficilmente recuperabili.
L’iniziativa condotta dall’azienda Dole è un esempio di brand activism che vale per tutti: ha stampato dei manifesti usando uno speciale inchiostro composto da prodotti alimentari. I manifesti sono poi stati affissi in giro per Londra, spesso in prossimità di macchinette e camionette di fast food. Il copy descriveva semplicemente i materiali con cui era fatto il cartellone, ricordando ai consumatori quello di cui si cibano ogni giorno.
Alpro e le sue iniziative
Tra la carrellata di spot e di case history che hanno scandito l’incontro si è inserito il caso di Danone e dell’azienda Alpro, acquistata dal gruppo francese nel 2017 e presente all’evento. Si è partiti dalla celebre frase del fondatore dell’azienda “There is only one earth. We only live once” fino ad arrivare a tre casi più recenti, esemplificativi nel mostrare cosa può fare un’azienda per costruire un certo livello di consapevolezza tra la popolazione.
Il primo si basa sulla collaborazione dell’azienda con Illy caffè, per la creazione di una bevanda come il cappuccino ma a partire da una base vegetale. Attraverso il coinvolgimento dei baristi si è cercato di insinuarsi tra una delle abitudini più importanti degli italiani, il rito del caffè al bar e della colazione, offrendo di fatti una scelta in più tra quelle disponibili.

Il secondo caso invece ha riguardato l’iniziativa Shh…Questo non è lat*e lanciata a marzo del 2022 con lo scopo di ricreare, usando fibre vegetali, una bevanda dal sapore del latte ma totalmente sostenibile. Tutta la campagna di promozione e soprattutto il packaging hanno giocato sull’immagine che l’industria del latte ha creato nella nostra mente per anni, avvicinando così due bevande totalmente differenti nell’immaginario dei consumatori. Inoltre secondo la regolamentazione UE non è possibile riportare la parola latte in etichetta per le bevande vegetali, per non trarre in inganno i consumatori. Attraverso questo escamotage l’azienda di Danone ci è riuscita.
Infine Alpro ha ribadito la propria volontà di diffondere il proprio messaggio e i propri valori nei confronti di tutti i consumatori. Questo è stato possibile adoperando un linguaggio più semplice, diretto e intuitivo, che arriva nel concreto delle nostre vite.

L’incontro si è concluso con il consueto aperitivo che come sempre ha permesso di discutere con i protagonisti dell’evento. Non rimane che attendere il prossimo!
Entra a far parte del nostro canale Telegram!
Ogni giorno news, riflessioni, approfondimenti e tanto altro in esclusiva per la nostra community.