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The Bravery Store: dalle crisi ecco il coraggio di cambiare. Il racconto dell’ultima puntata del 2022

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2 Dicembre 2022
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Mercoledì 30 novembre è andato in scena l’ultimo appuntamento di The Bravery Store a Spazio Lenovo per il 2022. Dalla fine della pandemia alla guerra, passando per l’inflazione galoppante, la questione climatica e un futuro incerto: cos’è il coraggio?

Annalisa Galardi e Paola Miglio arrivano direttamente da Londra, dove si è tenuta la conferenza annuale di Contagious, di cui The Bravery Store è partner ufficiale in Italia. I loro volti sono emozionati nel voler ripercorrere e raccontare tutto quello che è successo nella giornata convulsa del 24 novembre, passata nella City ad ascoltare storie e guardare le migliori pubblicità del 2022. A Spazio Lenovo, ispirate da quello che Most Contagious ha offerto, hanno ripercorso tutte le tappe fondamentali dell’anno appena trascorso, facendo emergere in ogni storia il coraggio di affrontare le sfide.

The Bravery Store

Un contesto non facile

Il 2022 ha sancito, probabilmente, la fine della pandemia o meglio la convivenza con il virus. Le cose però non sono migliorate: con l’avvento dello scontro nel cuore dell’Europa tra Ucraina e Russia siamo ripiombati nell’incubo della guerra. Nel frattempo i mercati sono stati allarmati e l’inflazione è tornata a minacciare gli Stati Uniti così come il Vecchio Continente: l’ombra della recessione si è affacciata ancora una volta in Europa. Alla luce di questo scenario non proprio confortevole e di un futuro altrettanto incerto, le aziende hanno riorganizzato i propri investimenti e la prima spesa che ha visto un ridimensionamento ha riguardato il settore del marketing e della pubblicità.

Allora ci si è chiesti cosa fosse il coraggio e la risposta è arrivata da una citazione di Ambrose Redmoon: «Il coraggio non è l’assenza di paura, ma piuttosto il giudizio che c’è qualcosa di più importante della paura». Guardando alle campagne più rilevanti dell’anno si è potuto capire meglio il concetto appena citato, che consiste nella forza di voler affrontare le sfide che il contesto e la realtà ci pongono.

Backup Ukraine: un caso di brand activism

La prima campagna citata ha visto coinvolte proprio Ucraina e Russia ed è stata ideata dall’agenzia creativa senza frontiere Virtue Worldwide. Insieme ad altri attori, quali una start-up californiana, Polycam, l’organizzazione no-profit Blue Shield e l’agenzia danese dell’UNESCO, si sono azionati per salvare il patrimonio artistico dell’Ucraina, messo a rischio dai bombardamenti. Come? Hanno costruito un’applicazione in grado di mappare e produrre una scansione degli edifici storici, dei monumenti e delle statue, in modo da archiviarle in uno spazio cloud e salvarle per sempre dalla cancellazione. Così milioni di ucraini sono stati coinvolti in un’opera di salvataggio senza precedenti, attraverso un’operazione di brand activism davvero imponente. La tecnologia è stata, in questo caso specifico, la chiave per poter affrontare una sfida non facile. Dopotutto la distruzione della storia culturale di un Paese è il primo passo per annientare l’identità nazionale di un popolo.

Sheba Cat e la sostenibilità per davvero

Il 2022 è stato anche l’anno che ha generato una maggiore consapevolezza e allo stesso tempo una certa ansia nei confronti della questione ambientale. Tra annunci di un futuro ormai compromesso e richiami alle ultime flebili speranze tanti marchi si sono spesi quotidianamente in operazioni atte a mostrare al proprio pubblico una certa attenzione riguardo la sostenibilità. Pochi però ancora si impegnano concretamente. Una di queste è sicuramente Sheba Cat, azienda che fa della produzione di cibo per gatti il suo core business. La società è partita da un concetto semplice: se il trend di sfruttamento che i brand hanno per massimizzare le risorse non si inverte, entro qualche anno non avranno più ragione di esistere. Per Sheba Cat il problema è rappresentato dall’inquinamento dei mari, che negli anni ha contribuito ad accrescere.

Ed é così che insieme all’agenzia creativa AMV BBDO hanno costruito un’iniziativa che intende ricreare la barriera corallina laddove l’intervento dell’uomo l’aveva distrutta. Dopo anni di ricerca hanno escogitato un modo per permettere alla flora ittica di ripopolare il fondale. L’esito è stato un vero e proprio “billboard” formato da coralli visibili da Google Earth che ci si augura scompaia presto, perché significherebbe che la vegetazione è tornata a crescere. L’obiettivo di tutta l’iniziativa può essere sintetizzato nell’ispirazione che un gesto come questo può produrre, sia nella gente comune così come nei brand, per coinvolgerli sempre di più in iniziative reali e concrete come questa.

Tutti i casi che sono stati raccontati mostrano come dietro ogni crisi possa nascondersi l’opportunità di emergere, diventare leader e iconici e ottenere un dubbio beneficio: muovere gli altri da un lato e ottenere un vantaggio competitivo dall’altro.

Ci leggiamo presto!

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