I filtri in augmented reality delle stories di Instagram e Snapchat, da grande strumento di divertimento, sono ben presto diventati strumento di marketing. Vediamo come!
Qualche settimana fa ha fatto clamore la notizia che nel Regno Unito l’Advertising Standards Authority ha vietato l’utilizzo dei filtri delle stories di Instagram per pubblicizzare prodotti beauty e dell’industria cosmetica in generale.
Oramai siamo abituati a labbra gonfiate a canotto, pelle perfetta, nasi e zigomi scolpiti, a Photoshop che snellisce alcuni punti e ne arrotonda altri, che uniforma l’incarnato e rassoda i glutei, a rasoi che depilano gambe già glabre. Questa decisione, quindi, arriva sospinta da moltissimi fattori: innanzitutto la volontà di non far passare per difetto o imperfezione qualcosa che difetto o imperfezione non è, ma anche per l’effetto controproducente dell’utilizzo di un filtro che altera, ad esempio, il colore della pelle quando si cerca di mostrare l’effetto di un fondotinta e che, quindi, diventa controproducente per dimostrare la qualità di un prodotto nella sua genuinità.
Questa notizia (che potete approfondire qui) ci ha portato a pensare a quanto davvero, come si dice, il “troppo stroppia”: posto il fatto che il caso di UK deriva e apre moltissime tematiche relative al body shaming/positivity e quindi anche al fatto che un brand si voglia o meno legare ad esse (cosa che nel caso dell’industria beauty è abbastanza imprescindibile), è spunto di riflessione come si corra, a volte, il rischio di un effetto “boomerang” dato dall’utilizzo spasmodico ed eccessivo di questi filtri, come, ad esempio, promuovere un effetto di un cosmetico che, nei fatti, è irrealistico.
La domanda successiva è quindi stata, ma ci sono dei brand che, invece, hanno fatto un utilizzo innovativo, sorprendente ed efficace della realtà aumentata? Risposta: sì!
Partiamo subito da un distinguo base: ci sono i filtri che uniformano il colore della pelle, tolgono le imperfezioni e modificano leggermente alcuni connotati del viso, come labbra, naso, occhi, ci sono filtri con le orecchie da cucciolo, filtri divertenti, filtri da usare in coppia.
E poi c’è la nuova frontiera della realtà aumentata: i filtri utilizzati dai brand per far provare agli utenti un nuovo prodotto o, addirittura, per trasportarli in una dimensione parallela.
L’importanza dei filtri per gli User Generated Content
Innanzitutto, perché i filtri sono considerati sempre più importanti e inseriti sempre più spesso all’interno della strategia di digital marketing delle aziende? Quando parliamo di brand awareness, quindi di riconoscibilità del brand da parte del pubblico, non possiamo mai scordare l’importanza degli UGC, gli user generated content, che sono i famosi contenuti generati dagli utenti, ossia una vera e propria cassa di risonanza pubblicitaria a costo quasi zero (escluso, infatti, quello della realizzazione). Gli UGC amplificano il contenuto creato inizialmente dal brand e lo rendono virale: nel caso dei filtri di Instagram, molto semplicemente, il filtro creato dal brand rimbalza e viene salvato di telefonino in telefonino, di stories in stories fino a raggiungere numeri pazzeschi come quelli di questo case study di Puma.
In particolare, ci sono state negli ultimi mesi tre utilizzi di realtà aumentata da parte di tre brand che hanno stupito per la loro creatività e veridicità. Scopriamoli insieme!
Ford

Per il lancio della nuova Mustang Mach-e, Ford, durante l’autunno scorso, ha integrato la sua campagna di comunicazione con i filtri di realtà aumentata utilizzabili attraverso le stories di Instagram e Facebook. Il lancio di questo nuovo veicolo, totalmente elettrico e dalle moltissime versatili funzionalità, si avvale anche della realtà aumentata con lo scopo di andare a colpire un target ben definito, ossia quei millennials con il pallino del tech.
Certo Ford non è né il primo né l’ultimo a sperimentare la realtà aumentata, ma sicuramente ne ha fatto un utilizzo interessante.
L’esperienza interattiva e immersiva, fruibile attraverso lo smartphone, permette di vedere Mustang Mach-e in 3D, aprire le portiere, il cofano, sentire la musica, vedere gli interni, sentire le spiegazioni degli esperti su come si ricarica, su quali siano le innovazioni mentre si sta vedendo il telaio dell’auto in 3D.
Tutto questo avviene comodamente dallo smartphone e dal divano, particolarmente utile date le restrizioni di movimento imposte per il contenimento della pandemia. Una strategia in linea con la preannunciata possibilità di poter settare prima della consegna le impostazioni del veicolo, sempre nell’ottica di potenziare la flotta dei propri SUV high-tech.

Inoltre Ford ha prodotto una decina di video-pillole in realtà aumentata di circa 1 minuto di lunghezza per mostrare e analizzare più da vicino, tramite la voce degli esperti, altre caratteristiche della Mustang Mach-e: i designer, gli ingegneri e tutte le figure che hanno lavorato al veicolo e che, quindi, lo conoscono alla perfezione, illustrano agli utenti tutti i segreti del nuovo veicolo. Inoltre, negli USA, tutti questi video saranno anche a disposizione dei dealer durante le fasi di vendita.
National Geographic

National Geographic (nato come magazine alla fine dell’Ottocento e poi spostatosi anche su altri mezzi di comunicazione, tra cui la tv e il web, per raccontare il mondo attraverso gli occhi dei suoi fotografi) non è nuova all’utilizzo della realtà aumentata per trasportare gli utenti in dimensioni che altrimenti non potrebbero facilmente, se non addirittura mai, sperimentare: lanciato durante lo scorso anno, il primo filtro di NatGeo in realtà aumentata mostrava infatti, come sarebbe stata la Terra nel 2070, per poi proseguire con altre due esperienze interattive, riproducendo la scalata del Monte Everest e, infine, ricreando tre specie di dinosauri per poterli vedere da vicino sentendo le spiegazioni degli esperti.
L’ultimo esperimento in questo senso, invece, ha fatto un ulteriore passo in avanti: infatti nell’ultimo filtro realizzato in realtà aumentata l’utente, sempre attraverso le stories di Instagram, può diventare un tutt’uno con Perseverance, il rover spedito dalla NASA su Marte alla ricerca di segnali di vita. Questa experience è stata costruita con la piattaforma Spark di Instagram e quindi è accessibile a chiunque abbia un account IG.

Inoltre, National Geographic ha lavorato a quattro mani direttamente con la NASA per assicurarsi che l’esperienza fosse il più autentica possibile, grazie alla consultazione con gli scienziati e gli ingegneri che hanno disegnato e costruito il rover, tra cui Roger Weins (SUPERCAM), Christina Diaz (PIXL) e Jim Bell (Mastcam-Z).
Grazie al lavoro di tutti questi esperti per la prima volta per gli utenti è possibile non solo vedere “in prima persona” com’è stare su Marte, ma anche trasformarsi in veri e propri esploratori.
Insomma esplorare il mondo tramite gli occhi di National Geographic non è mai stato così semplice!
Dior
Per l’ultimo esempio di branded augmented reality ci spostiamo su Snapchat insieme a uno dei brand dell’alta moda, Dior.
La maison francese, infatti, nell’autunno scorso per il lancio delle sue nuove sneakers B27 da uomo, ha invitato gli utenti a provarle tramite la realtà aumentata evitando tutti gli inconvenienti del provare un paio di scarpe in negozio, come i calzini bucati, ma anche, ovviamente, trovando un modo per sostenere lo shopping online che da un anno sta ormai andando per la maggiore.
Infatti da Snapchat si passa direttamente al sito di Dior dove è possibile acquistare le sneakers B27.
Su Facebook e Instagram, inoltre un altro filtro permette di vedere il modello della B27 in diversi colori, in cui le scarpe si muovono animate da passi di danza.
Questi sono i tre esempi di augmented reality che ci hanno colpito di più. E per tutti quelli futuri…
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