Il legame e le differenze tra NFT e metaverso

Avatar photo
16 Marzo 2022
Tocca mettersi comodi

Troviamo spesso le parole “Metaverso” e “NFT” nella stessa frase, talmente tanto da far pensare che siano quasi la stessa cosa. In realtà non è proprio così e, anche se elementi strettamente collegati tra di loro, hanno funzioni ed obiettivi differenti. Se siete curiosi di saperne di più, siete nel posto giusto!

Metaverso e NFT sono le parole del momento. Ovunque volgiamo lo sguardo non facciamo altro che leggere di numerose novità e continui aggiornamenti relativi proprio alle due tecnologie che stanno influenzando i canali di comunicazione, brand, influencer ed appassionati. Oggi vediamo opere NFT acquistate per cifre esorbitanti, immobili ed intere isole vendute nel metaverso e perfino alcuni eventi come mostre e concerti, vengono svolti nell’universo virtuale. La strada sembra essere tracciata, ma siamo davvero sicuri di aver ben capito con cosa abbiamo a che fare?

Il Metaverso, questo sconosciuto

Di metaverso ne abbiamo sentito parlare soprattutto negli ultimi tempi grazie a Mark Zuckerberg ed al megafono di Facebook che, con un rebranding destinato a passare nella storia, modifica il nome della sua società in “Meta”, appunto come abbreviazione di Metaverso. Non è stato Zuckerberg ad inventare questo termine e tantomeno il concetto di metaverso, ma ha sicuramente avuto il merito di avere una visione ben definita sulla tecnologia del futuro e soprattutto di aver portato l’argomento verso un pubblico mainstream. Proprio in un evento in diretta sul social network, Zuckerberg ha illustrato un’anteprima di come potrebbero essere i prossimi anni a venire, vissuti in mondi virtuali totalmente immersivi, in cui avremo la possibilità di interagire con altri utenti… più o meno umani.

Il termine metaverso fu utilizzato per la prima volta nel 1992 da Neal Stephenson, un autore di fantascienza statunitense nel suo celebre romanzo Snow Crash, e stava ad indicare un mondo virtuale in 3D popolato da repliche umane digitali. 

Provando a definire in maniera precisa un metaverso, ci dobbiamo giocoforza scontrare con le continue evoluzioni e trasformazioni dei cosiddetti mondi virtuali, che ne modificano continuamente caratteristiche e peculiarità. Ieri era un mondo completamente virtuale, oggi è un universo ibrido in cui il fisico ed il virtuale si fondono in uno spazio completamente nuovo, domani potrebbe essere qualcos’altro.

Quanto ci segui da 1 a Instagram?

Ogni giorno sui nostri social media pubblichiamo notizie esclusive che non puoi trovare sul sito. News, pills, stories e sondaggi per aiutarti a comprendere sempre meglio il mondo del marketing e della pubblicità! Ti basta scegliere a quale canale sei più affezionato e cliccare qui sotto.

Se andiamo a cercare il termine nell’enciclopedia Treccani troviamo questa definizione: Termine con il quale si definisce una zona di convergenza di spazi virtuali interattivi, localizzata nel cyberspazio e accessibile dagli utenti attraverso un avatar con funzione di rappresentante dell’identità individuale. Da questa definizione ciò che emerge rispetto al passato è il fattore dell’interazione con le altre persone (reali) attraverso un avatar, con cui possiamo compiere azioni semplici (camminare o parlare) oppure più complesse (organizzare o partecipare ad un concerto, osservare una mostra, ecc.). 

Per chi ama il mondo del cinema, non può non notare delle similitudini con Matrix, il capolavoro dei fratelli Wachowski in cui i protagonisti vivono le proprie vicende a cavallo tra il mondo reale ed il mondo virtuale, arrivando a non riconoscere più quale sia l’uno e quale l’altro.

matrix-lgdp
Image Credits: Skytg24.it

NFT d’autore

Gli NFT invece trovano origine nell’esatto momento in cui si è pensato di utilizzare la blockchain per validare e verificare la proprietà digitale di alcuni file che, proprio grazie ai certificati di proprietà, diventano unici e non replicabili. Nascono così i Non-Fungible Tokens (NFT), ovvero gli oggetti digitali non fungibili, file digitali a tutti gli effetti, unici e con un unico proprietario. Di conseguenza gli NFT hanno iniziato ad assumere un valore ed essere oggetto di un mercato ad oggi in grande crescita, con vere opere d’arte vendute a cifre anche maggiori delle opere d’arte tradizionali.

Il primo NFT mai creato si chiama Quantum, è stato realizzato nel 2014 dall’artista statunitense Kevin McCoy, ed è stato recentemente venduto per una cifra superiore agli 1,4 milioni di dollari. Il token non fungibile è in realtà una gif animata, composta da una figura geometrica ottagonale che cambia continuamente trama e colore.

La prima transazione avente per oggetto un NFT avvenne sempre nel 2014, all’interno della quinta edizione della conferenza “Seven on Seven”, in cui Anil Dash e appunto Kevin Mc Coy annunciano di poter utilizzare le caratteristiche della blockchain per verificare e validare la proprietà di un file digitale, rendendolo di fatto unico. Mentre i due artisti spiegano il funzionamento della blockchain ed in particolare della piattaforma monegraph (piattaforma per la creazione di marketplace personalizzati aventi per oggetto NFT), vengono interrotti da una domanda del pubblico, semplice ma essenziale: “È già possibile acquistare un’opera?”. Dopo una piccola discussione sul meccanismo da utilizzare, ed una più o meno accesa contrattazione, l’NFT è stato venduto per la cifra di 4 dollari. Kevin Mc Koy definì l’evento come una pagina triste per l’arte, si tratterà invece di un momento storico destinato a cambiare per sempre il volto dell’arte digitale.

NFT e Metaverso, due tecnologie che vanno a braccetto

Ma se NFT e Metaverso sembrano essere così diversi, perché vengono associati? In realtà dobbiamo considerare il fatto che con il termine generico metaverso intendiamo un universo crittografico, basato sulla blockchain senza la quale non potrebbe essere operativo. Blockchain che, guarda caso, è indispensabile anche per gli NFT (oltre che alle criptovalute) per i già citati certificati di proprietà, senza la quale avremmo solo immagini o comunque file digitali facilmente replicabili.

In questa realtà gli NFT si connotano come i certificati necessari per il riconoscimento e l’attribuzione della proprietà di qualsiasi bene, elemento indispensabile per la costruzione di un metaverso che fa della sua caratteristica peculiare la proprietà privata. Il metaverso, fondato sulla blockchain, si compone di oggetti digitali corredati da NFT e li organizza secondo regole e strutture proprie, in modo da esaltarne caratteristiche e peculiarità.

nft-crypto-lgdp
Image Credits: afdigitale.it

A differenza di quello che potevamo inizialmente immaginare non esiste un unico metaverso, ma molti differenti, con caratteristiche e regole proprie. Nei prossimi anni è facile ed intuibile come uno standard possa imporsi sulle altre versioni, ma oggi è davvero difficile stabilire quale.

Se siete curiosi di leggere quali sono i metaversi attualmente funzionanti, vi consigliamo di leggere questo articolo in cui abbiamo elencatopregi, difetti e caratteristiche dei principali attivi fino ad ora.

Di fatto un metaverso è composto da tanti NFT, ma non è vero l’inverso: i token non fungibili possono esistere anche al di fuori del metaverso, come elementi a sé stanti. Il caso più eclatante è quello delle opere d’arte digitali, che hanno fruttato la bellezza di 26,9 miliardi di dollari in criptovalute solo nel 2021.

La maggior parte sono costruiti sulla piattaforma Ethereum, blockchain resa nota dall’omonima criptovaluta, che ospita intere collezioni. Quella con maggior successo è senza ombra di dubbio Cryptopunks, una serie di ben 10.000 personaggi diversi che ha fatto registrare un volume di transazioni pari a 3 milioni di dollari.

Per le transazioni esistono diverse piattaforme che hanno ereditato struttura e caratteristiche delle tradizionali case d’asta. La più famosa ed utilizzata è OpenSea, un punto di incontro tra potenziali acquirenti e artisti in cui possiamo trovare opere d’arte, brani musicali, eventi esclusivi, esperienze interattive e molto altro.

L’NFT che ha realizzato il maggior prezzo di vendita è senza dubbio Everydays: the first 5,000 days di Beeple, venduto alla bellezza di oltre 69 milioni di dollari. Un’altra opera, sempre di Beeple, intitolata Human One ha totalizzato quasi 29 milioni di dollari in un’unica transazione nello scorso novembre, con una video-scultura cinetica.

beeple-lgdp
Image Credits: Agi.it

Come i brand stanno utilizzando il metaverso e gli NFT

I brand non hanno tardato a rendersi conto dell’esplosione di queste nuove tecnologie e hanno iniziato a guardare con molto interesse gli sviluppi, cercando di sfruttare le nuove potenzialità offerte. Esistono già varie case a riguardo.

Coca Cola lo scorso 30 luglio, in occasione della Giornata Internazionale dell’Amicizia, ha lanciato i suoi primi NFT, attraverso un’asta durata per tre giorni. Gli oggetti sono stati realizzati appositamente dal brand per essere adattati nel metaverso Decentraland e rappresentavano capi di abbigliamento, oggetti iconici ed esperienze esclusive.

Nike sta facendo del metaverso e degli NFT un nuovo business arrivando a richiedere la tutela per i propri prodotti nell’universo digitale, aprendo una causa contro StockX, marketplace reo di aver realizzato degli NFT ispirati proprio alle sneakers dall’iconico baffo senza aver ricevuto la dovuta autorizzazione. Oltre a realizzare dei capi di abbigliamento esclusivi per gli avatar digitali, l’azienda fondata da Phil Knight ha creato un proprio mondo all’interno di Roblox. Si chiama Nikeland e permette agli utenti di cimentarsi in moltissimi giochi ed attività sportive, ovviamente tutte targate Nike.

Mc Donald’s proprio in questi giorni, in occasione del lancio del suo nuovissimo Triplo Cheeseburger, ha commissionato a tre artisti altrettante opere digitali che saranno convertite in NFT. In particolare da ognuna delle tre creazioni saranno realizzati ben cento NFT che saranno messi a disposizione degli utenti e consumatori con un concorso valido fino al 5 aprile. Il tutto condito da un testimonial d’eccezione: Ghali.

nnt-mcdonalds-lgdp
Image Credits: Hdblog.it

Spazio anche alle arti performative: Justin Bieber, che non è esattamente un brand (ma è come se lo fosse), lo scorso 18 novembre ha realizzato un concerto live all’interno del metaverso, attraverso la piattaforma Wave. L’artista si è esibito utilizzando un avatar. Anche il nostro italianissimo Achille Lauro ha organizzato una serie di esperienze esclusive ed un concerto all’interno del metaverso, sfruttando la piattaforma Roblox. L’evento è stato denominato “Achille Lauro Superstar featuring Gucci“.

achille-lauro-lgdp
Image Credits: Rumors.it

Cosa accadrà domani

Oggi NFT e metaverso stanno entrando nelle nostre vite, coinvolgendo prima di tutto gli early adopters ma anche il pubblico mainstream, che guarda con interesse l’evoluzione di queste tecnologie. I brand sono pronti per approfittare di questi nuovi canali di comunicazione, digitali ma allo stesso tempo completamente immersivi, con cui in futuro potremo interagire attraverso tutti i nostri sensi.

Ma la possibile inquietante deriva potrebbe vedere tante persone isolate nella propria cameretta, attrezzate di visore o tuta, impegnate in attività virtuali 24 ore al giorno, senza alcun contatto “umano”, con dei valori sbilanciati verso l’apparenza piuttosto che le solide realtà. Starà a noi avere la responsabilità e l’intelligenza di capire come sfruttare queste tecnologie nel modo giusto, evolvendoci come persone ma senza mai perdere la nostra umanità.

Sperando di non diventare presto i protagonisti di una puntata di Black Mirror, continueremo a tenere d’occhio il mondo del metaverso e degli NFT, per riportarvi ogni sviluppo e aggiornamento. E come sempre…

Ci leggiamo presto!

A cura di
Avatar photo
Gazzetta PRO