“Bene o male purché se ne parli” è un vecchio adagio che resiste al tempo che passa ed esprime un concetto sempre valido: non è importante parlare bene di qualcosa, piuttosto è importante parlarne perché il concetto si instilli nelle menti degli ascoltatori, crei pensiero critico, si faccia comunque ricordare. Sembra essere questo il principio che ha ispirato il nuovo caso letterario e cinematografico che in questi giorni sta infiammando il dibattito, ovvero la saga 365 Giorni. Disclaimer: l’articolo contiene bruttura, ma non spoiler!
LA SAGA 365 GIORNI, DI COSA STIAMO PARLANDO
Il mondo della letteratura è da sempre molto amante delle saghe. Capaci di fidelizzare intere generazioni e creare solide fanbase, le storie “a puntate” esistono praticamente da quando esistono i libri. Senza andare a scomodare la Bibbia (che potrebbe – e forse a giusta ragione – essere considerata la prima grande saga o il primo grande poema epico), basti ricordare che il maestro Charles Dickens fece dei suoi installments, ovvero storie pubblicate a episodi su quotidiani e periodici, il segreto del suo successo.

(image credits ciakgeneration.it)
In tempi più recenti, nella storia della letteratura troviamo le saghe del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, la serie della Torre Nera di Stephen King, le storie dei Diari dei Vampiri di Lisa Jane Smith, la saga di Twilight di Stephenie Meyer e quella di Harry Potter di JK Rowling. Solo per nominare quelle che, trasposte sullo schermo, sono riuscite ad avere successo anche al cinema o in versione serie TV. L’ultimissima in ordine cronologico è la trilogia di 50 Sfumature, dell’americana E.L. James.
Per spiegare il caso 365 Giorni partiamo proprio da qui e dalla storia, che ormai conoscono anche i sassi, di Christian Grey e Anastasia Steele (fun fact: lo sapevate che è nata come una fan fiction di Twilight?). Diventata un caso letterario nel 2011, si compone di tre libri principali e di un paio di spin off e racconta la storia d’amore di un ricchissimo imprenditore e di un’impacciata studentessa in salsa BDSM. La versione cinematografica ha lanciato nell’olimpo di Hollywood i due giovani protagonisti, Chris Dornan (ex modello di Abercrombie & Fitch) e Dakota Johnson (figlia di Melanie Griffith e Don Johnson, ora compagna di Chris Martin dei Coldplay).

(image credits ciakclub.it)
Poteva questo successo planetario non scatenare un filone di emulazione? No, ovviamente era inevitabile. Ecco quindi che arriviamo alla polacca Blanka Lipińska, classe 1985, che dopo una laurea in cosmetologia e una carriera da terapeuta e ipnotista, durante un viaggio in Sicilia viene colta da fulminea ispirazione per la storia di Massimo e Laura. Nascono tre volumi (365 dni, Ten dzień e Kolejne 365 dni), di cui al momento solo uno, il primo, è stato tradotto in italiano. (opinione del redattore: tradotto, oddio, forse è un eufemismo. Adattamento e correzione di bozze non pervenuti.)
LA TRAMA (NO SPOILER!)
Massimo Torricelli è un affascinante rampollo di una famiglia mafiosa siciliana. In circostanze drammatiche si imbatte in Laura Biel, una turista in vacanza sull’isola. Ne nasce una specie di ossessione che si concretizza cinque anni dopo, con un Massimo ormai a capo del clan che rincontra fortuitamente Laura di nuovo in vacanza negli stessi luoghi.
A quel punto la rapisce, dandole un ultimatum: la ragazza ha 365 giorni per innamorarsi di lui, durante i quali sarà sua prigioniera. Se tenterà di scappare, la sua famiglia verrà uccisa. Al termine del periodo, se non sarà scoccata la scintilla, potrà fare ritorno alla sua vita.
Niente di eclatante, niente di rivoluzionario, niente che possa arrivare alla giuria di qualsivoglia premio letterario nel mondo. Semplicemente un Harmony un po’ più articolato, più condito di momenti hot (Laura e Massimo ci danno dentro molto di più di Christian e Anastasia e con altrettanta – se non maggiore – fantasia) infarcito di situazioni che vorrebbero essere tese ma finiscono per generare involontariamente confusione e ilarità per quanto sconclusionate.
Sarebbe stato un libello come tanti, destinato a un rapido oblìo se non fosse stato per la luminosa idea di trasporre la storia in film, sperando forse di ripercorrere i fasti planetari di 50 sfumature. Ed è qui che arriviamo al “caso”.
IL CASO
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365 Giorni (il primo libro) diventa un film che esce con tempismo sfortunato all’inizio del 2020. Coproduzione Italia-Polonia, vede come protagonisti la polacca Anna Maria Sieklucka (all’attivo una medical fiction in patria), l’italianissimo Michele Morrone (attore, cantante, concorrente di Ballando con le Stelle nel 2016) e la partecipazione in un cameo di Gianni Parisi, il don Gerlando Levante di Gomorra.
Prima della chiusura dei cinema dovuta al lockdown mondiale fa in tempo a incassare una decina di milioni di dollari quasi tutti in Polonia. Di conseguenza, Netflix prende la palla al balzo e lo distribuisce in piattaforma, permettendogli di arrivare lì dove nessuno avrebbe mai osato (sic).
Ci piacerebbe descrivervelo come un film tutto sommato guardabile, di poche pretese, che aiuti a trascorrere un paio d’ore in leggerezza. La verità è che però è semplicemente brutto. Dialoghi dozzinali, recitazione approssimativa, buchi di trama, contraddizioni evidenti (il padre del boss Massimo parla con accento napoletano, ma la vicenda è ambientata in Sicilia), product placement di auto di lusso in abbondanza (non osiamo immaginare la fattura dell’autonoleggio alla produzione), stereotipi dell’italianità e della mascolinità che piovono inevitabili, scene erotiche al limite del soft core ma con quella punta di ridicolo che sfiora l’imbarazzante. Potremmo tranquillamente definirlo un Parentesi Tonde (e qui i cultori del trash avranno un sobbalzo) con più sesso.

365 Giorni si attira anche illustri critiche: la cantante britannica Duffy scrive addirittura una lettera al CEO di Netflix per chiedere la rimozione del contenuto in quanto “glorifica la cultura della violenza e dello stupro”. Un’opinione non qualunque, dal momento che poco prima la stessa Duffy aveva spiegato il suo allontanamento dalle scene come dovuto a un grave episodio di violenza da lei subìto. Ciononostante, il titolo diventa una hit e schizza subito in cima alle classifiche dei più visti in tutto il mondo. In Italia, però, stranamente no.
IL SEQUEL
Da noi si inizia a parlare della saga di 365 Giorni ad aprile 2022 quando esce, direttamente su Netflix senza passare da una distribuzione in sala, 365 Giorni: adesso, l’atteso (da chi?) sequel. Altre due ore in compagnia di Laura, Massimo, i loro amplessi e i loro tanti e nuovi nemici, se possibile ancora più incomprensibili e interlocutori che nel primo capitolo.
Finalmente le italiane iniziano ad accorgersi (o a ricordarsi, visto che non è che non abbia fatto proprio nulla) del bel Michele / Massimo, le visualizzazioni iniziano a salire, il titolo compare nelle homepage e inizia il buzz. Il primo libro viene tradotto e arriva nelle librerie e negli ebook store e scoppia il fenomeno.
Ecco, il fenomeno. La saga conquista un poco invidiabile primato. È uno dei pochissimi titoli a potersi fregiare di un rotondo 0% sull’aggregatore di recensioni cinematografiche Rotten Tomatoes. È come entrare in un club, fare parte di una prestigiosa èlite: non basta essere brutti, bisogna essere autoconsapevolmente brutti. I commenti parlano da soli, potete leggerli qui.
Google trends, del resto, è molto eloquente:

VERY GOOD VERY GOOD, VERY BAD VERY BAD
In attesa dell’imperdibile terzo capitolo, che ovviamente arriverà, a raccogliere i frutti di questa solo apparente dèbacle è Michele Morrone che ha visto le sue quotazioni impennarsi. I suoi dischi sono tornati in classifica, la sua popolarità mondiale si è rinverdita (dal suo profilo Instagram apprendiamo del suo seguito soprattutto in America Latina e in Est Europa) e siamo certi che i suoi cachet non siano rimasti uguali.
Un’altra che sta ridendo molto, immaginiamo, è la scrittrice Blanka Lipińska, che sta gonfiando le royalties per le edizioni straniere della trilogia, ora che si stanno moltiplicando le traduzioni.
Quale la morale di questo nostro piccolo/grande viaggio nel trash? Che ancor oggi, nel 2022, forse più che mai in questo mondo iper-connesso e iper-tecnologico, l’importante è parlarne. In questa folle corsa alla perfezione, al prodotto ottimo, ai premi, ai riconoscimenti, anche qualcosa di estremamente mediocre e francamente brutto può diventare famoso e trovare degli apprezzamenti. Ce n’è veramente per tutti e forse, viene da pensare, gli estimatori del bello sono una piccola nicchia rispetto al mondo, lì fuori, pronto a godere della monnezza, per citare il mitico Renè Ferretti di Boris. Ah e ovviamente, corollario, che il sesso vende. Sempre e comunque.
La pubblicità è anche questo. Promuovere anche e forse soprattutto, ciò che piace rispetto a ciò che è oggettivamente bello. Quando (ri)vedrete il tenebroso Michele in qualche ad o su qualche billboard, tornate qua a ricordarvi chi ve ne aveva già parlato!