Un QR code che rimbalza sullo schermo di milioni di americani durante il più importante evento sportivo dell’anno: è la trovata pubblicitaria di Coinbase, che porta su un altro livello l’utilizzo di questo strumento di marketing sempre più in voga negli ultimi anni. Ecco cosa è successo nell’ultimo Super Bowl.
Coinbase al Super Bowl
Tra tutte le grandi cose che accadono durante il Super Bowl, la finale del campionato di football americano della National Football League, la pubblicità è sicuramente tra le più attese. Ogni anno, infatti, le più grandi aziende del mondo pagano milioni di dollari per mandare in onda i loro annunci durante l’evento, sborsando un sacco di soldi per assumere produttori e attori di Hollywood e per produrre mini-capolavori cinematografici di 30 o 60 secondi.
Quest’anno, invece, l’exchange di criptovalute Coinbase ha fatto il suo debutto al Super Bowl con una pubblicità tanto semplice quanto davvero geniale: per 60 secondi un codice QR dal colore cangiante ha rimbalzato sullo schermo di milioni di americani, emulando l’indimenticato screensaver dei lettori DVD.
Il codice QR indirizzava gli spettatori a una pagina del sito web di Coinbase che offriva 15 dollari in Bitcoin gratuiti per la registrazione e l’estrazione per un premio finale del valore di 3 milioni di dollari. La pagina includeva un countdown legato all’offerta, scaduta il 15 febbraio.
Lo spot, creato con Accenture Interactive, pur essendo così essenziale ha indirizzato più di 20 milioni di visite alla pagina di destinazione in un solo minuto, mandando l’app di Coinbase in tilt a causa dei troppi accessi.
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La brillante campagna, dal titolo “Less talk, more Bitcoin”, è stata a tal punto oggetto di discussione che Coinbase è stato anche tra i cinque marchi più discussi su Twitter negli ultimi giorni, portando l’applicazione dal 186° posto al numero 2 nella sezione “finanza” dell’Apple Store.
Fondamentalmente, l’idea alla base del brief creativo è stata quella di voler incoraggiare la partecipazione alla criptoeconomia, oltre che promuovere il marchio, rendendo il codice QR la star del suo debutto al Super Bowl e dimostrando che, se eseguiti correttamente, questi tipi di attivazioni possono generare reali KPI, aumentare il traffico di un sito, i download di un’app e – conseguentemente – l’acquisizione di dati di grande valore.

QR code alla ribalta
I QR code, acronimo di Quick Response Code (ovvero codice a risposta veloce), sono emersi per la prima volta come strumento di marketing all’inizio del 2010 per poi riemergere durante la pandemia come supporto a quei protocolli touch-free che hanno invaso la nostra vita quotidiana. In questi tre anni ci siamo abituati a scansionare i codici applicati sui tavoli dei bar e dei ristoranti per accedere al menu, oppure utilizziamo i QR per scaricare app o per accedere ai siti internet e a contenuti speciali e, non da meno, abbiamo imparato a tenerli sempre “in tasca” per mostrare i nostri pass sanitari.
Un’epoca d’oro per uno strumento inizialmente sottovalutato, che si sta dimostrando vero e proprio asset di marketing capace di mettere a sistema con grande efficienza online e offline.
La più efficace arma per aggirare i vincoli sulla privacy?
Sull’onda del ritrovato successo di questo strumento di marketing, centrare una pubblicità attorno a un codice QR è stata una mossa astuta che, d’altra parte, ha scatenato un dibattito piuttosto interessante: alcuni utenti di Twitter hanno espresso preoccupazione per la privacy data la pervasività di collegamenti rischiosi che hanno afflitto a lungo lo spazio QR, soprattutto perché il brand Coinbase non è stato presentato né durante né al termine dell’annuncio.
Uno dei vantaggi che offre il codice QR, infatti, è la raccolta di dati proprietari: ogni utente che ha visitato Coinbase, come accade spesso, è incoraggiato a inserire informazioni di registrazione come nome e indirizzo e-mail, che le aziende possono sfruttare in seguito per fare retargeting.
Considerando che gli annunci del Super Bowl vengono visualizzati davanti a un pubblico così vasto, legare i codici QR alle promozioni potrebbe consentire un’efficace raccolta di dati, specialmente in un’epoca in cui i regolamenti sulla privacy sono più severi che in passato e in cui sempre più sono le aziende che cercano di creare un database di dati proprietari.
Inoltre la tecnologia QR presenta un altro vantaggio nell’acquisizione di dati: i codici non richiedono il supporto di piattaforme esterne come i social e inviano i dati direttamente all’azienda.
Mentre, ad esempio, i dati acquisiti tramite il codice QR di Intuit potrebbero anche essere raccolti da Twitter, raggruppati con altri dati e venduti come analisi di marketing, i dati proprietari di Coinbase sono andati esclusivamente a Coinbase. Che si tratti di attivazioni TV o fuori casa, questa circospezione offre un altro motivo per appoggiarsi ai codici QR negli annunci.

Ed è subito meme
Dalla trovata pubblicitaria di Coinbase si è subito scatenata una serie di meme, il più divertente dei quali è quello di Mr. Peanut, che ha twittato la propria versione del codice QR come parodia, con una nocciolina sostituita con il codice, chiedendo se si fossero persi qualcosa.
Tra le parodie anche quella di Shopify e l’emblematica gif dei Los Angeles Rams vincitori del Super Bowl.
In un mondo in cui siamo abituati a utilizzare i QR code come “accessori” secondari, Coinbase ha dunque dimostrato che questa tecnologia può in realtà svolgere un ruolo primario. Ci siamo quindi fatti contagiare: vi lasciamo il nostro anche noi:

Ci leggiamo presto!