Alcune sono state tradotte, per altre è impossibile anche solo pensare di farlo: sono le parole del World Wide Web degli anni ‘20 del Ventunesimo secolo, e in particolare del cosiddetto “Web3” (e se non sapete cosa sia, correte al lemma dedicato). Vi consigliamo la lettura di questo mini-glossario aggiornatissimo. Per smettere di far finta di sapere le cose, o per saperne un pochino di più!
Airdrop
Niente a che vedere con il servizio di trasferimento file dei dispositivi Apple. Letteralmente significa “lancio col paracadute”, ma nel mondo delle criptovalute un airdrop è una distribuzione gratuita di token o monete da parte di un’azienda, direttamente nei portafogli di utenti attuali o potenziali. Beneficenza? Non esattamente: di fatto è una strategia di marketing, molto adottata dalle startup che vogliono promuovere i propri progetti e i rispettivi nuovi token. A volte, agli utenti può essere richiesto di completare semplici attività per poter riscattare i token come ad esempio iniziare a seguire l’account social media del progetto oppure condividere specifici post. Da non tradurre!
Augmented reality (AR)
La realtà aumentata (spesso indicata con le iniziali della sua versione anglofona, AR) è una tecnologia che combina elementi della realtà virtuale e della realtà fisica per generare una conoscenza più approfondita e specifica di determinati elementi. Per ora, l’AR è fruibile attraverso dispositivi indossati sopra gli occhi — come occhiali o visori — oppure attraverso gli smartphone o gli schermo dei computer. Un esempio di realtà aumentata conosciuta in tutto il mondo è quella offerta da Pokémon Go, il celebre gioco firmato Niantic. Da anni, parte del vocabolario italiano.
Avatar
L’avatar è la rappresentazione di un essere umano (o di un’entità) in un qualsiasi spazio virtuale — un videogioco, un sistema di messaggistica istantanea, un sito web e via dicendo. Ogni avatar è associato a un singolo utente e serve per la sua identificazione in quello specifico mondo virtuale. La parola, che è di lingua sanscrita, è originaria della tradizione induista e significa “colui che discende”: indica infatti l’incarnazione, ossia l’assunzione di un corpo fisico da parte di un dio, che può così mostrarsi agli esseri umani e interagire nel loro mondo. Allo stesso modo, una persona reale che voglia mostrarsi agli altri nel mondo digitale dovrà farlo attraverso un’incarnazione di sé in quella realtà: un avatar, appunto. Non traducibile (per fortuna).

Bitcoin
Il Bitcoin è la prima moneta virtuale del mondo, sia in termini di valore che di longevità. Creata nel 2009 da “Satoshi Nakamoto” — probabilmente solo uno pseudonimo della persona (o del gruppo di persone) che l’ha progettata — si basa fondamentalmente su due principi: un network di nodi/computer che la gestiscono in modalità distribuita (peer-to-peer), e l’uso di una solida crittografia per validare e rendere sicure le transazioni.
Il valore del Bitcoin è passato da 0 (nel 2009) a 69.000 dollari (picco registrato nel novembre 2021). Il termine è traducibile come “moneta digitale” (essendo un nome composto, unione di “bit” e “coin”, moneta), ma ovviamente non si traduce in quanto “nome proprio di cosa”. Inoltre, per convenzione, il termine Bitcoin con l’iniziale maiuscola indica la tecnologia e la rete, mentre con la “b” minuscola (bitcoin) indica la valuta in sé. Da non tradurre.

Blockchain
Si tratta di un registro di contabilità che facilita il processo di registrazione delle transazioni e la tracciabilità dei beni all’interno di una rete commerciale. La blockchain è un database condiviso e “immutabile”, nel senso che le informazioni, una volta inserite, non possono essere modificate in alcun modo e per nessuna ragione: se per esempio si rileva un errore all’interno di una voce, è necessario inserire una nuova voce corretta ed entrambe le voci compariranno nel registro. Il nome, che letteralmente significa “catena di blocchi”, deriva dal fatto che una blockchain memorizza i dati proprio in “blocchi”, ovverosia in singole unità che vengono collegate (“incatenate”) insieme in ordine cronologico — quindi una blockchain diventa sempre più lunga man mano che vengono aggiunte più informazioni. A ogni nuova informazione viene anche assegnata una timestamp, cioè una “marca temporale”, che consente agli utenti di scoprire esattamente quando quell’informazione è stata inserita nel database. Da non tradurre assolutamente!
Block
Se stiamo parlando di blockchain, il block indica il suo elemento costitutivo, cioè la singola unità in cui vengono archiviati i dati. Da non tradurre.
Centralised system
Un sistema centralizzato è un sistema controllato e organizzato secondo una rigida struttura gerarchica. In un tale sistema, il potere e l’autorità decisionale sono concentrati nelle mani di un numero relativamente piccolo di individui ai vertici della gerarchia. Le corporazioni, ad esempio, sono sistemi centralizzati. Da anni, parte del vocabolario italiano.
Cryptography
La crittografia (o criptografia, dal greco κρυπτóς [kryptós], “nascosto”, e γραφία [graphía], “scrittura”) è la branca della crittologia che tratta delle ”scritture nascoste”, ossia dei metodi per rendere un messaggio non intelligibile alle persone non autorizzate a leggerlo. Nel mondo digitale — e in particolare della sicurezza informatica — indica il processo di utilizzo della matematica per codificare e proteggere le informazioni sensibili. Da utilizzare nella sua versione italiana.
DAO
“Figlia” del fenomeno delle blockchain, una DAO (acronimo di Decentralized Autonomous Organization, organizzazione autonoma decentralizzata) è un’organizzazione controllata dai suoi membri e non soggetta all’autorità di alcun singolo individuo o entità. A differenza di una società o di un governo tradizionale, le DAO sono completamente prive di una struttura gerarchica di tipo top-down (cioè, dall’alto verso il basso) perché sono governate da codici e programmi informatici e quindi hanno la capacità di funzionare in modo autonomo; in più, i codici di condotta sono registrati in una blockchain per garantire trasparenza e decentramento. La partecipazione a una DAO, solitamente, viene abilitata attraverso l’acquisizione di un token digitale. Trattandosi di un acronimo, non è da tradurre.
DApp
Si tratta di applicazioni simili alle app tradizionali, ma che differiscono da queste ultime perché non sono dipendenti da marketplace centralizzati come Google Play o Apple Store — a cui gli sviluppatori devono pagare fee piuttosto elevate — ma sfruttano le piattaforme blockchain e il loro network distribuito, caratteristico del Web3. Le Dapp funzionano quindi in modo autonomo e, a differenza delle app classiche, non richiedono all’utente la condivisione di propri dati personali, ma subordinano l’accesso all’utilizzo di un “account” blockchain, dotato quindi di proprie chiavi crittografiche. Come qualsiasi altra applicazione sul telefono, le DApp sono dotate di un’interfaccia utente e sono progettate per fornire una sorta di utilità pratica. Il nome non è nient’altro che la contrazione di “decentralised application” e può essere scritto come DApp, dApp, Dapp, o dapp. Da non tradurre.
DeFi
La Decentralised Finance, in italiano “finanza decentralizzata”, è una forma sperimentale di sistema finanziario costruito sulla blockchain, e quindi completamente distribuito e non soggetto ad alcuna autorità centralizzata come banche, agenzie governative o società di gestione finanziaria. Attualmente, l’economia DeFi vale circa 110 miliardi di dollari. Da segnalare che nel 2019 il Nasdaq ha creato un indice (DEFX) per tenere traccia dei maggiori prodotti DeFi. Anche questo è un acronimo, quindi non si traduce.
Digital twin
Il digital twin è la rappresentazione virtuale di un oggetto o di un sistema, in dialogo con questi per l’intera durata del suo ciclo di vita grazie a sensori posti su punti strategici dell’oggetto stesso che generano flussi di dati su tutti gli aspetti di interesse. I digital twin sono progettati per essere dinamici e dipendenti dall’ambiente in cui sono inseriti, esattamente come le entità che stanno imitando: proprio per questo motivo consentono — grazie a modelli elaborati da algoritmi di intelligenza artificiale — di prevedere le prestazioni future dell’elemento fisico e di sperimentare miglioramenti senza necessità di testarli effettivamente, con un notevole risparmio economico. Per questo motivo a oggi sono utilizzati ampiamente nell’industria, ma questa tecnologia si sta diffondendo anche nel mondo sanitario e nel retail. Ad esempio, supponiamo che un team di ingegneri stia apportando miglioramenti strutturali a un ponte: potrebbero progettarne una simulazione, un semplice modello 3D, che consentirebbe loro di effettuare misurazioni di base e studiarne la struttura complessiva, ma quella simulazione non sarebbe in grado di dire loro molto su come il vento, il traffico o qualsiasi altro fattore potrebbero avere impatto sull’integrità del ponte; invece, possono posizionare sensori su punti strategici del ponte e crearne un digital twin che dia tutte le risposte prima solo ipotizzabili. La sua traduzione (“gemello digitale”) è entrata a far parte del dizionario nostrano.
Ethereum
Ethereum è una piattaforma decentralizzata basata su tecnologia blockchain costruita da Vitalik Buterin nel 2015, meglio conosciuta per la criptovaluta che ospita — chiamata anch’essa Ethereum, ma più comunemente conosciuta semplicemente come Ether o ETH, che rappresenta la seconda forza per capitalizzazione azionaria dopo Bitcoin. Secondo il suo creatore Vitalik Buterin, “la grande differenza tra Ethereum e Bitcoin è che Bitcoin è una piattaforma in cui il valore dell’ecosistema deriva dal valore della valuta, mentre in Ethereum il valore della valuta deriva dal valore dell’ecosistema”. La piattaforma Ethereum ha dato vita anche ai cosiddetti smart contracts (spiegati più avanti nel glossario). Da non tradurre.
Extended reality
Spesso indicata con l’abbreviazione “XR”, la realtà estesa è il termine omnicomprensivo con cui si indicano genericamente le tecnologie della realtà virtuale (VR), della realtà aumentata (AR) e della realtà mista (MR) — tecnologie che, in vari modi, fondono i mondi virtuali con la realtà fisica allo scopo di creare esperienze sempre più personalizzate e coinvolgenti. Da usare nella sua versione tradotta.

Fiat money
No, niente a che vedere con lo storico marchio automobilistico torinese! Con moneta fiat o valuta fiat (possiamo tradurre così) si indica qualsiasi tipo di valuta emessa e dichiarata legale come mezzo di pagamento da un governo o da una banca centrale. Si distingue dalla moneta-merce per il valore intrinseco: il valore della moneta-merce infatti deriva dal materiale con cui è creata (pensiamo al soldo d’oro, che valeva appunto perché…d’oro), il valore della moneta fiat ovviamente no (qualsiasi banconota, tutto sommato, non è altro che un pezzo di carta) e anzi è determinato dalle fluttuazioni della domanda e dell’offerta (oltre che dalla politica economica e fiscale del Paese di riferimento). La criptovaluta, che non è soggetta all’autorità di alcuna autorità centralizzata, è spesso descritta come l’opposto della moneta legale. Una curiosità: il termine “fiat” è latino e significa letteralmente “che sia fatto”, riferendosi implicitamente a un ordine dato dal governo; sin dall’antichità, infatti, l’autorità centrale stabilisce ciò che vale come mezzo di scambio, lo mette in circolazione e lo controlla. Il termine è utilizzabile in italiano, ma risultano più usate le varianti “moneta a corso legale” o “moneta fiduciaria”.
Quanto ci segui da 1 a Instagram?
Ogni giorno sui nostri social media pubblichiamo notizie esclusive che non puoi trovare sul sito. News, pills, stories e sondaggi per aiutarti a comprendere sempre meglio il mondo del marketing e della pubblicità! Ti basta scegliere a quale canale sei più affezionato e cliccare qui sotto.
Fungibility
In economia, la fungibilità è quella proprietà di un bene o di una merce le cui singole unità sono essenzialmente intercambiabili e ciascuna delle cui parti è indistinguibile da un’altra parte. Ad esempio, l’oro è fungibile poiché una determinata quantità di oro puro è equivalente a quella stessa quantità di oro puro, sia esso sotto forma di monete, lingotti o in altri stati, mentre un oggetto unico come una statua d’oro modellata da un artista famoso non potrebbe mai essere considerato fungibile. Altre merci fungibili sono le azioni di una società, le obbligazioni, altri metalli preziosi e in generale le valute: infatti, ad esempio, per nessuno è importante avere una certa banconota da 10 euro, ma l’importante è che siano 10 euro. Nota a margine: la “f” di NFT (o FT, nella versione senza negazione) indica proprio la fungibilità. Da utilizzare nella sua versione italiana.
IRL
Acronimo di “In Real Life”, che significa letteralmente “nella vita reale”, cioè “non su Internet”. Si tratta di una sigla molto utilizzata nel web, soprattutto nel mondo del gaming, per descrivere una persona, un luogo, una cosa o una situazione esistente o che si verifica nella realtà fisica. In quanto acronimo, non è da tradurre.
Meatspace
Letteralmente il termine significa “spazio della carne”, ma non ha niente a che fare con macellerie o affini: si tratta semplicemente di un modo come un altro per riferirsi al mondo fisico — ossia lo spazio degli esseri fatti di carne e non di bit — in contrapposizione al cyberspace (o cyberspazio, in italiano). Questo modo di dire ha iniziato a circolare nei primi anni ‘90, nei romanzi di fantascienza (specialmente quelli di genere cyberpunk) e nelle prime community digitali; oggi, a parte in alcuni ambienti particolarmente radicalizzati, gli si preferisce l’espressione IRL. Per fortuna, poco utilizzato in italiano.
Meta
Verso la fine del 2021 (per la precisione, il 29 ottobre) Facebook, Inc ha cambiato il suo nome in Meta Platforms, Inc — per gli amici, Meta — per indicare la sintesi di un obiettivo: Facebook che entra nel Metaverso o, quantomeno, che punta ad entrarci. Questo perché, nonostante molte persone lo credano, il metaverso non è una tecnologia di proprietà di Meta! Assolutamente da non tradurre.
Metaverse
Iniziamo col dire una volta per tutte che “metaverso” non è sinonimo di “Web3”: il primo, infatti, è un “paesaggio virtuale” accessibile tramite tecnologie della realtà estesa, mentre il secondo è un termine comunemente usato per descrivere la prossima fase evolutiva di Internet, che include blockchain, criptovalute e altre tecnologie emergenti come — ovviamente — il metaverso. Potremmo quindi dire che il metaverso è Web3, ma il Web3 non è metaverso. A oggi è un progetto in divenire, del quale però già si sanno alcune cose: si tratta di spazi tridimensionali dove gli utenti si potranno muovere liberamente utilizzando degli avatar, ma anche giocare, creare, lavorare e perfino concludere accordi commerciali utilizzando valute reali o virtuali come le criptovalute; non è e non sarà di proprietà di una o più aziende, ma si tratterà di una struttura condivisa; gli spazi virtuali potranno essere creati dagli utenti stessi, che poi li metteranno a disposizione degli altri utenti; infine, per rendere possibile il collegamento tra lo spazio reale e quello virtuale si useranno la realtà aumentata e tecnologie di realtà ibride. Una curiosità: il termine “metaverso” è stato coniato da Neal Stephenson in “Snow Crash”, un libro di fantascienza cyberpunk datato 1992, nel quale era descritto come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si era rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Da usare nella sua versione tradotta.
Minting
Con questo termine — che potremmo tradurre come “conio” — si indica il processo di registrazione di un asset digitale sulla blockchain, che così si trasforma in un NFT (cioè un token non fungibile) acquistabile. Una volta coniata, l’NFT, data la natura stessa della blockchain, non può più essere modificata. Anche se l’espressione inglese è perfettamente traducibile, non sentirete mai dire “è stato coniato un NFT”, ma piuttosto “è stato mintato un NFT — o, per fortuna e più frequentemente, “è stato creato un NFT”. Non tradotto, italianizzato.
Mixed reality
La realtà mista, nota anche come MR, è una tecnologia che fonde la realtà virtuale con la realtà fisica e consente anche l’interazione tra questi due mondi. In altre parole: nella realtà mista, l’input dall’ambiente fisico influisce direttamente sull’output che l’utente riceve dal mondo virtuale. Da usare nella sua versione tradotta.
NFT
Un Non-Fungible Token, che in italiano potremmo tradurre come “gettone non fungibile”, è un prodotto digitale creato su internet identificabile in modo univoco, sicuro e senza dubbi. Un NFT, che di fatto è una raccolta di dati archiviati su una blockchain, può essere qualsiasi oggetto digitale (una foto, un video, una gif, un testo, un audio…), che però presenta una specie di “certificazione di originalità”, a mo’ di firma dell’autore, e di cui non possono esistere altre copie che non siano a loro volta firmate come NFT. Trattandosi di un acronimo, non è da tradurre.

NGMI
Un altro acronimo del mondo del Web3, delle criptovalute e delle community NFT: sta per Not Going to Make It, che in italiano significa “non ce la farà”, e viene utilizzato per indicare una campagna o un token specifico che, secondo il giudizio della persona o della community che lo esprime, difficilmente avrà successo — ossia raggiungerà un valore elevato. Il suo opposto è WAGMI: We’re All Gonna Make It, “ce la faremo”. In quanto acronimo, non va tradotto.
P2P
In inglese peer-to-peer (abbreviato P2P, appunto) significa “tra pari”. Indica un tipo di rete di comunicazione in cui ciascun nodo comunica direttamente con gli altri, senza la mediazione di un server. Per dirla in maniera più tecnica, è un modello di architettura logica di rete informatica in cui i nodi non sono gerarchizzati unicamente sotto forma di client o server fissi, ma anche sotto forma di nodi equivalenti o paritari (peer, appunto), potendo fungere al contempo da client e server verso gli altri nodi terminali (host) della rete. Acronimo, quindi da non tradurre.
POAP
Abbreviazione di proof of attendance protocol, un POAP è un token virtuale progettato per testimoniare la presenza in un’ora e una data specifiche, contraddistinto da uno specifico smart contract (dal lato tecnologico) e da un’immagine unica (dal lato del consumatore). Di POAP si è parlato molto in occasione della Metaverse Fashion Week (MVFW) del marzo scorso, perché i visitatori si chiedevano l’un l’altro all’inizio degli eventi se ci fosse la possibilità di richiedere un POAP — anche se, come per la maggior parte delle tecnologie Web3 e NFT, l’adozione e la diffusione sono ancora in fase embrionale. Possiamo immaginarlo come un badge che accerta l’effettiva partecipazione di un individuo a un particolare evento. Trattandosi di un acronimo, non è da tradurre.
Ti sta piacendo il nostro articolo?
Iscriviti alla nostra newsletter per non perdere i nostri speciali riservati in arrivo ogni domenica!
Private key
Nel mondo delle criptovalute, la chiave privata è il codice alfanumerico che deve essere inserito da un utente per poter accedere al proprio wallet oppure autorizzare uno scambio di asset o valuta. Possiamo immaginarla come una sorta di PIN o codice di verifica che, insieme alla corrispondente chiave pubblica, permette di accedere ai fondi effettivi sulla blockchain e quindi, come qualsiasi PIN, non è da condividere assolutamente. È sempre abbinata a una chiave pubblica (vedi voce seguente). Da usare nella sua versione tradotta.
Public key
Una chiave pubblica è il codice alfanumerico che identifica uno specifico wallet. Possiamo immaginarlo come un IBAN, dato che è il codice che un utente deve inserire per inviare risorse a un wallet di terzi. In definitiva, la chiave pubblica permette di ricevere le transazioni, mentre la chiave privata è necessaria per inviare le transazioni. L’uso di due chiavi diverse (una pubblica e una privata, collegate tra loro in termini matematici) è chiamato crittografia asimmetrica, che è un aspetto essenziale di una blockchain. Da usare nella sua versione tradotta.
Redpilled
Si tratta di un termine gergale usato per descrivere una situazione in cui la visione del mondo di qualcuno — o la sua prospettiva su una questione specifica — ha subito un cambiamento improvviso e drammatico, tipicamente rappresentato da un’inquietante comprensione della vera natura di una particolare situazione. La frase si riferisce alla famosa pillola rossa del franchise cinematografico The Matrix, che in pratica simboleggia la decisione di ingoiare una dura e scomoda verità, abbandonando l’illusione garantita dalla pillola blu. Assolutamente da non confondere con la teoria RedPill legata al fenomeno Incel, sebbene il riferimento cinematografico sia in comune. Non traducibile (a volte si legge “redpillato”), se non con perifrasi metaforiche (“ha ingoiato la pillola rossa”).
Smart contracts
Traducibili come “contratti intelligenti”, gli smart contract sono degli script (ossia codici informatici) scritti con linguaggi di programmazione. Ogni smart contract è un particolare insieme di istruzioni memorizzato sulla blockchain progettato per entrare in vigore automaticamente non appena le parti coinvolte hanno adempiuto ai rispettivi obblighi. Una volta che è stato codificato e i suoi termini sono stati concordati, il contratto diventa completamente automatizzato, il che annulla la necessità di terze parti facilitanti. Poiché basate sulla blockchain, le transazioni effettuate tramite smart contract possono essere monitorate da vicino e da chiunque, ma non possono essere manomesse a posteriori da nessuna delle parti coinvolte. Traducibile, ma meglio se utilizzato nella sua forma anglofona.
Tokenomics
Il termine rappresenta una fusione delle parole “token” ed “economia”, e significa semplicemente “economia dei token”: è il nome dato alla materia che studia la progettazione dei sistemi economici del Web3 basati sulla tecnologia blockchain. L’oggetto di studio della tokenomics è il funzionamento economico dei token, a partire dalla loro creazione, fino alla distribuzione e al design dei meccanismi di incentivi per coloro che li utilizzano. Traducibile, ma meglio se utilizzato nella sua forma anglofona.
TradFi
Si tratta di un’abbreviazione ironica che alcuni utenti delle community delle criptovalute usano per riferirsi alla Traditional Finance, in italiano “finanza tradizionale“, ossia al paradigma dell’autorità finanziaria centralizzata precedente alla DeFi (vedi voce relativa), in cui governi, banche e altre istituzioni controllano e regolano la valuta. Trattandosi di un acronimo, non è da tradurre.
Virtual reality
La realtà virtuale (VR) è una tecnologia che crea ambienti digitali tridimensionali e immersivi, in cui i visitatori, sotto forma di avatar, possono interagire con altre persone — a loro volta avatar, ovviamente — e altri elementi dell’ambiente. La tecnologia VR, sebbene ancora agli albori, ha fatto rapidi progressi. Il visore Oculus Quest di Meta è un esempio di hardware in grado di trasportare chi lo indossa nei mondi virtuali. Da usare nella sua versione tradotta.
Wallet
Traducibile semplicemente come “portafoglio”, il wallet (chiamato anche wallet crittografico, e-wallet o wallet digitale) è un’applicazione che archivia e protegge le chiavi di asset e account basati su blockchain. La maggior parte dei Wallet per criptovalute funziona sostanzialmente nello stesso modo: archivia coppie di chiavi (private e pubbliche, descritte precedentemente) che consentono di sincronizzare il Wallet su più dispositivi per inviare e ricevere criptovalute. MetaMask, ad esempio, è un software creato per la blockchain di Ethereum che funziona come un portafoglio crittografico. Traducibile, ma meglio se utilizzato nella sua forma anglofona.
Web3
Con il termine “Web3” si intende indicare genericamente il prossimo cambio di paradigma del mondo di internet. Il numero 3 segue le precedenti “versioni” del web: la prima coincideva con la situazione originaria e statica nata negli anni ‘90, caratterizzata da pagine scritte e progettate da webmaster che venivano lette e viste da naviganti, e da una divisione netta tra i due ruoli di creatore e fruitore di contenuti; la seconda — quella del web 2.0 — è quella attuale, rivoluzionata da piattaforme centralizzate nelle quali gli utenti sono anche creatori di contenuti grazie a blog, social network, piattaforme di condivisione e marketplace o e-commerce. Il Web3, invece, si configurerebbe come un web decentralizzato in cui la consueta struttura client/server verrebbe sostituita dalla tecnologia blockchain e da un insieme di protocolli nuovi. Da non tradurre!