Il cambiamento spaventa e divide le masse, a maggior ragione se coinvolge gli individui più conservatori in assoluto: i tifosi.
Il tifoso è, per definizione, innamorato della propria squadra in tutti i suoi aspetti, dai colori sociali allo stemma, dalla storia alle tradizioni più radicate e non li cambierebbe per niente al mondo.
Inter, esattamente una settimana fa, ha lanciato il suo nuovo logo.
Il suo nuovo crest, se vogliamo utilizzare un termine più adatto alla generazione Z.
Noi de “La Gazzetta del Pubblicitario” abbiamo voluto prenderci una settimana di tempo per analizzare questo piccolo grande cambiamento, uno dei rebranding sicuramente più sentiti del mese di marzo.
Oggi vi guideremo alla scoperta di un’operazione comunicativa di grandissimo impatto mediatico ed economico, che è solo la punta dell’iceberg di un progetto iniziato diversi anni fa.
Il concetto di rebranding nel caso di Inter Milano
L’operazione viene definita dagli addetti ai lavori come riposizionamento del brand e inizia nell’ormai lontano 2016.
Si tratta di una tappa importante di un percorso molto lungo che ha visto, tra le altre, l’inaugurazione della nuova sede in Porta Nuova a Milano e la nascita di Inter Media House, l’agenzia interna che si occupa di produzione di contenuti digitali, di cui vi abbiamo già parlato qui.
Inter, al pari di altre grandi del calcio internazionale, è diventata una media company.
Il rebranding non nasce da zero, non sconvolge la quotidianità dei tifosi come un fulmine a ciel sereno, era annunciato da tempo e si rivela fondamentale per la sopravvivenza e la crescita di Inter stessa.

I brand sono sistemi vivi, viventi e vissuti e come ogni sistema vivente si evolvono, crescono e, un giorno, moriranno.
Rebranding significa sopravvivere al tempo che passa e fare in modo che la voce della propria azienda non diventi memoria di un tempo passato, ma continui a competere nel presente.
Non viene ridisegnato solo il logo della squadra ma l’intero impianto comunicativo e di design in modo da esplorare nuovi confini.
Inter Milano è tutto questo.
Gli obiettivi di Inter Milano
Il cambio della brand identity deriva da esigenze ben precise:
1. aprirsi ad un pubblico sempre più digitale e attento all’estetica
2. raggiungere target globali e differenti fasce d’età;
3. affermarsi come icona culturale oltre che sportiva;
4. rendere il brand Inter rilevante e riconoscibile non solo per i tifosi;
5. permettere anche a un’audience più giovane e internazionale di identificarsi nei valori di inclusione, stile e innovazione.
Queste motivazioni, riportate nel comunicato stampa, esplicitano le ambizioni delle moderne società calcistiche.
Non basta trionfare sul campo, è indispensabile sfruttare i successi sportivi per proiettarsi sempre più in alto nel mercato, ponendosi in concorrenza con altri brand che con lo sport non hanno niente a che fare.
Per fare ciò Inter necessitava di questo step ulteriore: la modernizzazione del logo.

Innovativo, minimal, elegante e rivolto alle nuove generazioni.
Lo si nota dai colori più vibranti, dal minor numero di lettere utilizzate.
Non più FCIM ma solamente IM.
La dicitura FC (Football Club ndr.) chiude i confini e rimanda solo al calcio, un campo troppo ristretto per gli obiettivi prefissati.
Abbandonarla era inevitabile per diventare icona culturale, non più solamente sportiva.
Non si tratta di rinnegare i tifosi, di rivolgersi ad altri consumatori, ma di estendere il proprio campo d’azione ben oltre il rettangolo di gioco e tutto ciò che gli gravita attorno.
Il precedente crest funzionava ancora, verissimo.
Tuttavia peccava di fluidità, flessibilità e versatilità.
Il nuovo logo, invece, è perfetto in ogni ambito e la nuova linea di abbigliamento appena lanciata ne è la perfetta dimostrazione.
La campagna social per il lancio di Inter Milano
Ciò che ha contraddistinto Inter negli ultimi anni è l’attenzione rivolta ai social network e alle campagne pubblicitarie ad essi collegati.
Anche in questo caso, le aspettative non sono state disattese.
Il lancio è stato celebrato da una narrativa che, giocando con le iniziali del nome del Club, Internazionale e Milano, si focalizza sull’espressione I’M, dall’inglese “Io sono”.
Un vero e proprio viaggio tra gli angoli di Milano, con il coinvolgimento di personaggi dello sport, dell’intrattenimento e della cultura, che hanno prestato il proprio volto al racconto di questo importante cambiamento.
Dopo un breve count-down di 3 giorni, preceduto da innumerevoli indiscrezioni sui possibili loghi da parte delle varie testate giornalistiche, l’esordio del nuovo brand è secco, immediato.
Inter parla in prima persona: “IL MIO NOME È LA MIA STORIA. I M FC INTERNAZIONALE MILANO”.
Seguono a ruota il lancio del sito dedicato, il comunicato stampa e il lancio stampa.
Da lì in avanti i follower del mondo Inter sono bombardati da contenuti.
Il nuovo logo è letteralmente ovunque.
Possiamo definirle 24 ore di fuoco, con un unico obiettivo: fare breccia nel cuore del pubblico, ma per restare in tema calcio forse è meglio dire fare goal.
12 contenuti spaziali, 12 protagonisti del mondo Inter.
A ciascuna foto viene associato un diverso valore:
I M Inter, I M Milano, I M Forward, I M Power, I M Brave, I M Future, I M El Toro, I M Fearless, I M Rebel, I M Nerazzurra, I M Record.

Tra i protagonisti non potevano mancare Lukaku, Lautaro Martinez, Barella, Hakimi, il vicepresidente e bandiera Javier Zanetti, il presidente Steven Zhang e il magnifico Duomo di Milano.
Un’operazione di lancio, a nostro avviso, magistrale.
Il logo viene mostrato subito, in modo tale che da quel momento in poi l’attenzione dell’utente vada sui singoli valori.
Inter riesce a esprimerli parlando attraverso il soggetto protagonista, arrogandosi il diritto di appartenenza a quel valore, ribadendo le fondamenta del nuovo logo: I M Internazionale Milano.
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Inter e Juventus: ci sono analogie tra i due casi?

La rivalità tra i nerazzurri e i bianconeri è totale, va oltre le sfide sul campo.
Anche in ambito di rebranding infatti si sono susseguite diverse voci che hanno visto, a detta di alcuni, Inter prendere spunto da ciò che Juventus ha realizzato nel 2017.
I due casi sono totalmente diversi, quasi opposti.
Inter ha amplificato la risonanza della parola Milano, ponendola al centro del nuovo logo, sottolineando quindi il forte legame che lega la squadra alla città.
Juventus all’opposto non presenta alcun rimando al capoluogo piemontese, tant’è che lo stesso stadio di proprietà bianconera si chiama “Allianz Stadium” e prima “Juventus Stadium”. Un’identità che si distacca totalmente dalla cornice locale.
Inter Milano agli occhi de “La Gazzetta del Pubblicitario”
L’abbandono di FC, le tonalità più vibranti dei colori e il design così minimal del logo hanno messo in crisi buona parte della tifoseria nerazzurra, ma non solo.
Fare rebranding in certi contesti fa discutere parecchio creando spaccature tra i progressisti e i conservatori.
A nostro avviso, l’aspetto fondamentale per una media company come Inter è fare in modo che più persone possibili possano riconoscersi nel suo brand.
Non solo gli appassionati di calcio che non si perdono una partita da 30 anni, ma un bacino di utenti ben più ampio.
Non abbandonare le proprie tradizioni rivolgendo allo stesso tempo il proprio sguardo al futuro.
Per Inter Milano il futuro non è mai stato più presente di così.
Ci leggiamo presto!
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