Meta oscura i brand che commerciano i functional mushroom, anche se non violano le guidelines dei social. Il problema? Un errore dell’algoritmo
C’è fungo e fungo, ma Meta non ha il pollice verde. Per carità, ci vuole una scienza dal nome esotico (micologia) per distinguere i funghi allucinogeni dai cosiddetti functional mushroom, quelli con capacità terapeutiche per aiutare la digestione o conciliare il sonno. Basterebbe invece dare una veloce scrollata a Wikipedia per scoprire che i functional mushroom sono legali in tutto il mondo – sì, anche in Italia. Ma a quanto pare, Meta s’è preso uno svarione, visto che sta bloccando una serie di pagine e post che sponsorizzano prodotti a base di funghi non allucinogeni.
Functional mushroom: sospetto che sia un funghetto!
Negli Stati Uniti, esiste un fitto sottobosco di produttori di functional mushroom, anche se il mercato che generano è più che una foresta: si stima che nel 2021 abbia raggiunto i 27 miliardi di dollari a livello globale. Tuttavia, alcuni player del settore hanno lamentato provvedimenti restrittivi da parte di Meta, che regolarmente ne blocca le pagine e i contenuti pubblicitari. È il caso di Alice Mushrooms che, a luglio, ha denunciato su Instagram la sua situazione. L’account è stato bloccato per tre settimane e, con esso, le inserzioni su Instagram, che il brand avrebbe pagato 70mila dollari solo durante la prima settima.
Anche l’algoritmo si fa!
Il problema non sembra essere una questione di legalità, ma più un misunderstanding: (l’algoritmo di) Meta non distingue i functional mushroom dagli psicoattivi. Non a caso, come Alice Mushrooms denuncia, il brand è accusato di aver violato alcune guidelines di Meta. Sì, ma quali? Sfogliando le policy di Meta, non si fa mai riferimento ai funghi allucinogeni, ma più in generale all’uso o alla vendita di droghe, che ovviamente incontra restrizioni sui social. Se ne potrebbe dedurre che l’algoritmo di Meta non sia così specifico da distinguere le due categorie di funghi. D’altronde ci fu lo stesso problema anche per la CBD, spesso confusa con la cannabis tradizionale – un problema così evidente che solo a luglio di quest’anno Meta ha deciso di introdurre una normativa più lassista. Insomma, quando si parla di funghi sembra che Meta non sia capace di fare distinzioni. Un grosso problema per i produttori di functional mushroom, per lo più e-commerce (perfettamente legali) che campano interamente di vendite online. C’è una soluzione?
Ci leggiamo presto!