
L’Inghilterra è pronta a bandire ogni pubblicità online sul junk food. Fonte foto: bbc.co.uk
Junk food si può tradurre in italiano come “cibo spazzatura” e ben presto anche gli annunci pubblicitari di questo settore potrebbero finire tra gli scarti del web e dei social. Il governo inglese infatti, come riporta il prestigioso quotidiano inglese Guardian, è pronto a vietare ogni pubblicità online che rimandi a un certo tipo di alimentazione. Un’idea già emersa nei mesi scorsi, ma che in questi giorni sembra stia avendo un’accelerata, con la misura pronta a essere approvata e applicata nel giro di alcune settimane.
Il lockdown e la grande limitazione agli spostamenti riguardano anche l’Inghilterra. La situazione Covid anche da quelle parti non è delle migliori e così quasi inevitabilmente aumenta il tempo trascorso da giovani e adulti online. Lì dove, ha stimato il governo britannico, nell’ultimo anno i giovani sotto ai 16 anni di età sono stati bersagliati da qualcosa come 15 miliardi di annunci online sul junk food. Appena due anni fa la stima era di 700 milioni di annunci.
Una crescita esponenziale (tanto per usare un’espressione diventata purtroppo famigliare per tutti) che ha indotto le autorità inglesi a pensare a misure severe per cercare di mettere un freno a un fenomeno apparso fuori controllo. Senza contare che sempre secondo i dati in possesso della politica britannica un bambino su tre che lascia la scuola elementare è in sovrappeso o obeso, così come quasi due terzi degli adulti in Inghilterra.
Come spiega sempre il Guardian se il divieto dovesse essere effettivamente attuato, e i segnali sono tutti in questa direzione, si tratterebbe della restrizione più grave mai applicata al mondo nei confronti del digital marketing. Nessun social si salverebbe: il divieto interesserebbe infatti tutti i principali nomi del settore, dagli annunci su Facebook, ai risultati di ricerca a pagamento su Google, fino alle promozioni di messaggi di testo e alle attività social su Twitter e Instagram.

Le statistiche sull’obesità in Inghilterra pubblicate dal Parlamento inglese nel 2019: il giallo e l’arancione indicano le percentuali di persone “sovrappeso” o “obese”. Fonte foto: https://commonslibrary.parliament.uk/research-briefings/sn03336/
E in Italia? Per ora il junk food non è mai stato interessato da misure simili a questa. Chi invece ha dovuto fare i conti con una stretta, annunciata se non altro a parole e attraverso un apposito strumento normativo, è il settore delle scommesse sportive online.
Con l’approvazione del Decreto Dignità da parte della prima edizione del governo Conte nel 2019, come ricorda Calcio e Finanza, “bookmakers e aziende operanti nel mondo del scommesse sportive non posso più farsi promozione attraverso inserzioni sui media o attraverso accordi di sponsorizzazione con società sportive e atleti”. Un’iniziativa lodevole, considerando quanto il problema della ludopatia sia diffuso a livello nazionale, anche se cifre e numeri del settore non sembrano aver risentito particolarmente di queste misure, considerando i volumi d’affari in crescita e le somme totali scommesse dagli italiani che fino a questo momento ancora non registrano alcun calo.
Naturali le prese di posizione discordanti da parte di favorevoli e contrari alla stretta, stesso identico scenario che si delinea anche in Inghilterra per quanto riguarda il junk food e l’advertising online. Come riporta il Guardian, ci si divide tra chi è entusiasta come ad esempio Fran Bernhardt, coordinatore della Campagna per l’alimentazione dei bambini: “Questa sarebbe una politica leader a livello mondiale per migliorare la salute dei bambini. Le pubblicità online hanno scelto il cibo poco sano come protagonista degli annunci per troppo tempo. Le normative vigenti sono inadeguate a proteggere i bambini”.
Di parere opposto invece l’Advertising Association che per bocca dell’AD Stephen Woodford non ha usato toni morbidi: “Questa politica di divieto assoluto darà un duro colpo alla pubblicità del Regno Unito in un momento in cui sta vacillando per l’impatto del Covid-19. Ci sono tutti gli ingredienti per dare un calcio sui denti al nostro settore da parte di un governo che ritenevamo interessato a dare priorità alla crescita economica, insieme a interventi mirati a sostegno della salute e del benessere di tutte le persone”.