Netflix affronta una trimestrale negativa con un cambio di rotta deciso. La piattaforma, infatti, ha aperto alla pubblicità all’interno dei suoi servizi per gli abbonati disposti a spendere meno
E adesso Netflix è pronta (meglio dire obbligata?) all’inserimento delle pubblicità nei suoi streaming diversificando l’offerta con un pacchetto più a basso costo (con gli spot) e uno altospendente (privo di spot). L’ammissione è arrivata in occasione della non felicissima presentazione della trimestrale dell’altro giorno. Una situazione contingente che, però, apre una prospettiva interessante per il settore delle ads perché è evidente che un commercial sulla piattaforma leader del cinema contemporaneo potrebbe portare ad un innalzamento della qualità globale delle campagne. Netflix che aveva incantato Sanremo con questo spot.
NETFLIX DA PROFONDO ROSSO
“Lo fa Disney Plus, lo fa Hulu: non abbiamo dubbi che il sistema delle pubblicità in piattaforma funzioni”. Queste le parole di Reed Hastings, ceo di Netflix. D’altronde i conti non mentono: negli ultimi mesi sono andati polverizzati 200.000 abbonamenti picconati dall’uscita dalla pandemia, dai set chiusi per Covid ma anche dalle utenze condivise e dalla maggiore concorrenza. Un risultato che alla borsa non è piaciuta proprio per nulla con il titolo di Netflix che ha perso il 25% in un sospiro. La platea globale si attesta a 221,6 milioni di abbonati (comunque il più consistente del settore) con 2 milioni di dollari di perdite imminenti. Intorno al tavolo, dunque, si sono seduti Hastings, Ted Sarandos (chief content officer) e Spence Neumann (chief financial officer) andando a ragionare su quello che è sempre stato un tabù.
CAMBIO DI ROTTA
“Chi ci segue da anni sa che sono sempre stato contrario agli spot in piattaforma – continua Hastings – perché preferisco la grande semplicità di accesso al servizio. Più di questo, tuttavia, contano gli abbonati che vogliono avere accesso ai nostri titoli ad un titolo più basso e accettando la pubblicità. Di fatto è un’opportunità eccitante”. Di necessità virtù dicevano le nonne. Il che non toglie che andrà valutato l’impatto sul mercato per un media da sempre riluttante ai marketers nonostante le tante richieste. Primus inter pares, se vogliamo, vista la strada differente imboccata da tutti i competitors.
LA REAZIONE DEI PUBBLICITARI ALL’APERTURA DI NETFLIX
Detto di Netflix come hanno preso la novità i pubblicitari? Dobbiamo naturalmente partire dagli Stati Uniti con Brian Wieser, presidente del reparto business intelligence di GroupM, che nell’intervista pubblicata da Ad Age si lascia andare ad una previsione entusiasta ma lucida. “Sarà una grande possibilità per i marchi anche se ancora non è chiaro quale sarà la dimensione dell’audience. Ritengo difficile che gli attuali abbonati migrino in massa su profili più economici quindi non mi aspetto un boom. Di certo, però, si apre una possibilità in più importante per la diffusione delle campagne e destinata a consolidarsi nel tempo”.
E IL PRODUCT PLACEMENT?
Una riflessione andrà fatta anche sul destino del product placement nelle serie di produzione Netflix. Varrà ancora così tanto se il tutto sarà preceduto dagli spot? Per intenderci le cialde Eggo continuerebbero a fare carte false per comparire in Stranger Things? “La nostra forza – chiude Hastings – è sempre quella di una grande aderenza ai gusti del cliente”. Il che significa tutto ma anche niente.