
Dimmi cosa compri, ti dirò che serie guardi: quando l’empatia vale più di una pubblicità
Cosa accade quando una serie TV o un film ci coinvolge così tanto da influenzare i nostri comportamenti d’acquisto (e non solo)? Abbiamo analizzato i trend di ricerca dopo la prima puntata de La Regina degli Scacchi.
È rinomato l’aneddoto che si racconta sul nome “soap-opera”: tali produzioni televisive erano sponsorizzate dai grandi produttori di brand e prodotti, detersivi e saponi appunto, principalmente dedicati alle casalinghe.
L’azione all’acquisto era indotta volutamente. Prima si fidelizzava il pubblico, lo si coinvolgeva con trame al cardiopalma e poi lo si rassicurava con gli intermezzi pubblicitari rilassanti e colorati con prodotti utili e desiderabili, isole felici in mezzo a tanto pathos.
Negli anni, questa pratica occulta viene smascherata e dichiarata. Per questo adesso leggiamo l’inserto: “in questo programma sono inseriti prodotti a scopo pubblicitario”, o qualcosa di simile.
Ma siamo stati incuriositi da un altro evento relativo alla messa in onda di serie tv o film.
INIZIA UNA SERIE E SIAMO TUTTI SOTTO SCACCO

Alcuni di voi avranno sicuramente visto la nuova serie TV Netflix “La Regina degli Scacchi”. Grandi complimenti per la regia, per i costumi, per l’attrice e, soprattutto, grande successo… per gli scacchi. Molti tra gli spettatori della serie, dopo aver visto le puntate, hanno sentito l’irrefrenabile voglia di scoprire (o riscoprire) questo gioco meditabondo e di strategia.
Abbiamo fatto un test veloce, guardando le ricerche della parola “scacchi” sul web negli ultimi trenta giorni.
La serie Tv è andata in onda il 23 ottobre. Prima di allora, il trend di ricerca della parola “Scacchi” è piuttosto uniforme e costante, mai elevato. Dalla data della prima puntata le ricerche si impennano, fino ad arrivare a un culmine di 100 ricerche giornaliere il 1° novembre scorso.

Per un’ulteriore verifica abbiamo cercato di capire se la parola scacchi fosse associata a “Serie TV” o “regina” e ancora una volta abbiamo avuto la prova che le puntate del thriller tratto dall’omonimo romanzo di Walter Tevis hanno suscitato la curiosità e la voglia di scoprire il gioco degli scacchi a tanti spettatori.
FEBBRE TURCA

Azioni di questo genere (la stessa impennata di ricerche è stata rilevata con i libri della saga “L’amica geniale” della Ferrante durante la messa in onda dell’omonima fiction RAI) ci fanno capire che il consumatore e l’utente agiscono perché mossi dalla semplice emozione. Non è sempre necessario mostrare palesemente e volutamente il prodotto.
Un altro esempio veloce a supporto di questa teoria: le serie turche e la voglia di viaggiare fino a Istanbul. La dinamica è la stessa: lo scorso anno Mediaset acquista i diritti di due serie tv made in Turchia che vedono protagonista il belloccio di turno, Can Yaman. In breve tempo il muscoloso e avvenente attore ex avvocato diventa l’idolo di una pletora di donne che scoprono una spasmodica voglia di conoscere la città in cui sono state girate le serie Bitter Sweet e Day Dreamer (rispettivamente Dolunay e Erkenci Kuş in lingua originale), così la pagina Facebook “Istanbul da scoprire” vede crescere i propri fan in modo esponenziale e le interazioni con incrementi a sette zeri.
Abbiamo, ahimè, anche una prova negativa: ricordate quando fu trasmesso “Gomorra” o “Il capo dei capi” quale fu la critica più discussa? Si parlò a lungo del fatto che molti ragazzini, spinti dall’emulazione, ambivano a diventare boss mafiosi.
OMNIA VINCIT AMOR
Questi e altri esempi ci fanno capire che l’empatia è più forte del product placement: l’amore verso un personaggio o una sua azione è la più efficace e influenzante delle pubblicità.
Questo potrebbe essere uno spunto strategico per i brand e la spiegazione per la nostra recente iscrizione al corso online di scacchi!
Ci leggiamo presto!