Dal Leone d’Oro rifiutato a Cannes nel 1986 all’addio all’entertainment per la discesa in campo politica, Beppe Grillo ha sempre polarizzato e diviso l’opinione pubblica. I trascorsi pubblicitari del fondatore del Movimento 5 Stelle danno tuttavia parecchi spunti di riflessione su quello che sarebbe venuto poi, tendenze messianiche, propensione alla retorica e militanza politica comprese. Ripercorriamo questa storia nell’editoriale di oggi.
Yomo, Grillo e il “gran rifiuto” del 1986
“Se la pubblicità non funziona, non resta che cambiare la merce”. Alla vigilia dei leoni di Cannes, gli attenti lettori della Gazzetta del Pubblicitario avranno riconosciuto la frase di Edgar Faure, ex primo ministro francese, giurista e avvocato per il governo di Parigi al processo di Norimberga.
Questa è invece un po’ più facile e ci aiuta molto, come si dice in questi casi, a capire il contesto. “Un popolo che non ha memoria del passato è destinato a ripetere gli stessi errori e purtroppo gli italiani non hanno neanche la memoria di ieri sera”. L’autore della frase è Beppe Grillo, o meglio Giuseppe Piero Grillo, detto Beppe, attore, comico, cabarettista, blogger e politico secondo la definizione asettica di Wikipedia.
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Cosa lega queste due citazioni? Il sospetto, ma tale vorremmo restasse per sempre, è che nella storia pubblicitaria di Beppe Grillo ci sia tutta la sua evoluzione di attore, compresa la fondazione di un partito antisistema arrivato a raccogliere il 30% dei consensi e riuscito, primo nella storia politica italiana, a governare con un partito di destra, poi con il centrosinistra e infine ad entrare, con ministri di peso, in un esecutivo di larghe intese.
Dicevamo della storia pubblicitaria di Grillo e dei Leoni di Cannes. Al riguardo La Gazzetta del Pubblicitario ha già ricordato come la pubblicità telepatica di Grillo per lo yogurt Yomo avesse sbancato Cannes nel 1986, sottolineando però come al fondatore dei 5 Stelle dell’ambito riconoscimento non gliene fregasse nulla.
A ricostruire con dovizia di particolari la vicenda era stato alcuni anni fa Dario Diaz, all’epoca art director dell’agenzia Walter J. Thompson. Diaz in uno scritto rintracciabile sulla rivista Bill con molta onestà riconosce che l’idea della pubblicità telepatica fosse arrivata dallo stesso Grillo e oggi ci viene il dubbio che quello spot fosse in verità una prova delle sue capacità messianiche e del fatto che non abbia disdegnato di essere chiamato con il termine guru anche se in tempi recenti preferisca il termine elevato.
(E qui non può che venirci in aiuto Filippo Ceccarelli, giornalista e scrittore, che per la Treccani ha fornito una sua godibile definizione di elevato: “s. m., chi per intelligenza delle cose e superiore purezza d’animo è degno di essere considerato un leader; per antonomasia, l’attore e politico Beppe Grillo”)
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Folle da arringare e mostruose creature aliene
Adesso, tornando alla pubblicità e chiedendo scusa per queste divagazioni che restano sempre in agguato come l’invito a cercare la definizione ceccarelliana di cliccocrazia, resta da dire che tutto il percorso pubblicitario di Grillo sembra davvero la prova generale della fondazione di un MoVimento (attenti alla V maiuscola) che resterà nei manuali di storia e della scienza della politica per la spinta propulsiva dei V-day e di tutto quello che ne è seguito.
C’è un spot illuminante di Beppe Grillo sempre per Yomo nel 1988. La location scelta è piazza Duomo a Milano con inquadrature davanti alla Galleria e al palazzo dell’Arengario; l’attore arringa una folla non enorme ma ben disposta a cerchio.
Il discorso di Beppe Grillo è stentoreo e parte con uno squillante “Italiani” e con un’affermazione che oggi verrebbe probabilmente (e a ragione) massacrata sui social dall’opinione pubblica. Grillo afferma che “nessuno vuole fare più il suo mestiere: coreografi che fanno i mariti, casalinghe che confondono il look con il minestrone”. Quindi, esalta il signor Yomo, “distinto, perfetto, con una faccia da yogurt magro che fa solo quello e non si è mai azzardato a fare un tiramisù”. Il finale è nel perfetto stile Grillo con una provocazione agli astanti (futuri militanti?) che possono anche non comprare lo Yomo anche se il risultato sarà quello che lui si butterà da un palazzo.
Sempre del 1988 si ritrova un secondo spot con Grillo che nega lo yogurt a una specie di alieno mostruoso, convincendosi solo alla fine, davanti alle lacrime dell’extraterrestre, a concedergli un cucchiaino.
Per l’occasione Grillo indossa una felpa dell’University di Catanzaro e la location sembra la collina genovese dove abita il comico.
Il filo sottile che lega adv e terza repubblica
Tutte questa attività di archeopubblicità sembrano dirci molto sull’Italia di oggi e sull’advertising nazionale stesso. I premi (compresi quelli di Cannes) non sono tutto e il V-day (abbreviazione vale la pena ricordarlo di Vaffanculo-Day) dell’8 settembre 2007 per “promuovere la raccolta di firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare riguardante i criteri di candidabilità ed eleggibilità dei parlamentari” sembra davvero un filmino sgranato con Grillo che a Bologna viene portato in trionfo dalla folla a bordo di un canotto.

Archiviato il canotto e menzionata la colta espressione dell’eterogenesi dei fini (i lettori di Gazzetta sono tipi fini e colti…) per il record mondiale di eletti Cinque Stelle che hanno cambiato partito nel corso di una legislatura senza mollare la poltrona (gli ultimi esempi sono il senatore Vito Petrocelli e l’europarlamentare Dino Giarrusso) restano da dire due parole sul marchio Yomo, ma anche qui per parlare d’altro. Storica azienda familiare, inventrice del prodotto yogurt nel secondo Dopoguerra, la Yomo è finita, dopo una lunga crisi con dipendenti in cassa per anni, nell’orbita del gruppo Granarolo, il colosso cooperativo bolognese, che una volta si diceva essere uno dei bracci economici dei partiti di sinistra.
Lo spot sulle capacità telepatiche di Grillo dell’86 andrebbe quindi oggi rivalutato e riproposto pensando ai ruggenti Leoni di Cannes ma anche al Telegatto per la pubblicità Mediaset che invece, sempre secondo la ricostruzione di Diaz, Grillo accolse con molta soddisfazione e che forse sarà conservato in qualche libreria “elevata”.
Ci leggiamo presto!