Una macchina francese, un ragazzo creativo, tante martellate, un elefante sul cofano e molta, moltissima India. Su AdvHistory si parla del famoso spot della Peugeot 206: l’enfant terrible, che ormai è diventato grande. Uno spot italiano di un’auto francese in una location indiana.
Corre l’anno 2002 e siamo in India: vediamo un giovane fantasticare per le caotiche strade di una città non meglio definita. La Peugeot 206 che tanto sogna è appena uscita e ha un’idea: improvvisarsi “The Sculptor“. Prende la sua vecchia Hindustan Ambassador e come uno scultore la “scolpisce” in tutti i modi – a martellate, con le botte, tamponandola e addirittura schiacciandola con il peso di un elefante – fino a farla sembrare la Peugeot 206, per andare a fare festa con gli amici ammiccando a qualche signorina. Il tutto condito da quella musica Bollywoodhiana che andava tanto di moda nella cultura popolare dei primi anni 2000 della tv italiana. Il messaggio è chiaro: tutti fanno il possibile per avere una Peugeot. Anzi, una Peugeot 206 Enfant Terrible, che già nel suo nome esprimeva tutta la sua natura giovane, aggressiva, ambiziosa e francese.
Sono passati esattamente 20 anni dalla messa in onda dello spot, meglio conosciuto come “The Sculptor”. Peugeot affidò a EURO RSCG – oggi Havas Wroldwide – e al team di Roberto Greco e Giovanni Porro il rinnovo della sua immagine. La cosa curiosa è che già allora, il modo di vendere un’automobile era ben definito: il prodotto che per eccellenza è fatto della stessa sostanza dei sogni, caratterizzato della promessa di uno stile di vita differente, dall’approvazione sociale, dalla soluzione a problemi pratici importanti.
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La grandezza però, sta nella diversa sfumatura di questo concetto: a partire dalla scelta di girare in India, dove difficilmente un ragazzo medio può permettersi un’automobile e dove – almeno venti anni fa – il possesso di una vettura occidentale aumentava la propria considerazione sociale. Con l’imbarazzo di un elefante che schiaccia il cofano della macchina, vengono spazzati via anni di spot farciti di performance, promesse di prestazioni ecologiche, paesaggi onirici e mascolinità alfa: “con Peugeot puoi fare il brillante con gli amici e strizzare l’occhio alle ragazze”, detto con quello humour e quell’esotismo firmato primi anni 2000 che assolve dalle possibili accuse di razzismo o pressapochismo. Non serve altro: niente battute, niente dialoghi, niente slogan e niente prezzi.

Anche per aver cambiato diverse regole del gioco, per “The Sculptor” arrivarono diversi premi, tra cui il “Mezzo Minuto d’oro” del Gran Galà della pubblicità del 2003 e una certa riconoscenza tra i Leoni di Cannes. Oltre alle premiazioni, furono l’assenza totale di dialoghi e l’internazionalità ad aprire definitivamente la strada verso una larga diffusione in tutto il mondo.
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Nel mondo del 2002 non esistevano ancora i social, le culture lontane non si conoscevano ed era piuttosto difficile viaggiare verso posti lontani da noi. Senza davvero mostrare nulla delle tre culture che lo caratterizzano, questo è stato uno spot italiano di un’auto francese, realizzato in India. La conferma del fatto che guardare al di là dei propri orizzonti, ripaga sempre.
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