La più grande piattaforma di contenuti pay-per-view cambia di nuovo idea e la ragione è, come al solito, il denaro.
OnlyFans è la piattaforma del momento, ce lo dicono i dati: tutti desidererebbero buttarcisi a capofitto, come se fosse un’infinita terra promessa dalle mille e mille altre ancora possibilità. Questo improvviso, cronologicamente parlando, salto nell’Olimpo dei big player in ambito social media ha acceso non pochi riflettori sul neonato, si fa per dire, OnlyFans, costringendo l’azienda a prendere decisioni drastiche per limitare i danni della “guerra” che i fornitori di servizi connessi, carte di credito innanzitutto, stanno protraendo nei suoi confronti.
OnlyFans: facciamo un passo indietro

La celebre piattaforma dal “lucchetto blu” nasce nel settembre 2016 da un’idea del fondatore e attuale CEO Tim Stokely, una di quelle idee talmente semplici da sembrare quasi scontate, ma dal grandissimo potere rivoluzionario: fornire alle decine di migliaia, forse milioni, di aspiranti creator sparsi per tutto il mondo uno spazio, sicuro e riservato, in cui poter condividere le proprie passioni o il proprio talento, permettendo ai fan, da cui il nome, di sottoscrivere un abbonamento mensile per sbloccare i contenuti.
Complice una policy dalle maglie fin troppo larghe, è semplice intuire come i contenuti safe for work, come li descriverebbero i nostri omologhi anglofoni, siano stati ben presto soppiantati da contenuti sessualmente espliciti, divenuti lentamente, ma non troppo, il core business dell’azienda, con il tacito assenso dei dirigenti e degli investitori. In fondo non serve riparare ciò che non è -ancora- rotto, non è vero?
La scelta di non limitare i contenuti cosiddetti NSFW, acronimo di not safe for work (non sicuri per il lavoro, sessualmente espliciti – ndr.), ha effettivamente giovato sia alla popolarità che, di conseguenza, alle casse della neonata azienda, ingolosendo notevolmente centinaia e centinaia di sex workers che hanno letteralmente invaso la piattaforma in cerca di nuovi spiragli di notorietà o, perché no, nuove possibili fonti di guadagno.

I numeri? Vi consigliamo di accomodarvi, perché fanno letteralmente girare la testa. Secondo un’interessantissima indagine di xsrus.com, nel 2019 la piattaforma contava 60 mila creator attivi e circa 7 milioni di utenti registrati, per un fatturato di poco superiore ai 104 milioni di dollari: niente di realmente sorprendente, per ora.
Nel 2020 il primo vero cambio di passo, in gran parte causato dalla pandemia: il numero di utenti attivi ha raggiunto i 12 milioni, crescendo di pari passo al numero dei creator, in larga parte sex workers che si sono dovuti reinventare a causa delle sempre più stringenti normative sanitarie applicate in tutto il mondo. Una fan base che ha garantito all’azienda un fatturato di ben 380 milioni di dollari, più che triplicato rispetto al precedente anno fiscale.
I dati a nostra disposizione, abilmente elaborati dagli esperti di statista.com, ci dicono tuttavia che il 2021 sarà con tutta probabilità l’anno della consacrazione nell’Olimpo dei grandi, una sorta di “anno della maturità”: gli utenti attivi hanno da poco superato i 150 milioni, più che decuplicati nel giro di un solo anno, garantendo all’azienda un revenue -proiettato- di 1,2 miliardi di dollari.
Un treno lanciato a tutta velocità, di cui qualcuno, però, potrebbe aver improvvisamente tirato il freno d’emergenza.
OnlyFans fa schifo, io amo OnlyFans

Prima o poi, si sa, tutti i nodi vengono al pettine e questa volta pare che i responsabili della piattaforma ne abbiano parecchi da sbrogliare.
OnlyFans, che negli anni ha potuto godere dell’appoggio e del supporto di alcuni grandi gruppi finanziari, tra cui spiccano certamente i nomi di JP Morgan Chase e Metro Bank, nonché di preziose partnership tecnologiche con Visa e Mastercard per la gestione dei pagamenti on-site, è stata letteralmente pugnalata alle spalle dagli stessi investitori che per cinque anni hanno foraggiato, con la giusta intuizione, le casse dell’azienda britannica.
Il primo fendente arriva da JP Morgan Chase, storico partner finanziario del gruppo: dapprima la chiusura, senza preavviso alcuno, dei conti dell’azienda e poi la minaccia di fare lo stesso anche con quelli dei creator non professionisti se avessero continuato a collaborare con la piattaforma. Seguono a ruota Visa e Mastercard, facendo leva su una recente revisione delle proprie policy aziendali che limitano l’erogazione di sistemi di pagamento a qualunque servizio impegnato nel settore della pornografia amatoriale, nel tentativo di arginare ulteriormente gli infiniti illeciti che quotidianamente vengono commessi sul web.
Anche Google e Apple hanno cercato di limitare la crescita della piattaforma, impedendo la pubblicazione di un’app proprietaria sui rispettivi store, per evitare che determinati contenuti finissero nelle mani sbagliate nel momento sbagliato.
Insomma, una vera e propria guerra totale, scoppiata perlopiù a causa delle centinaia di sex workers amatoriali che si sono avvicinati alla piattaforma ingolositi dall’idea di guadagnare qualche dollaro in più, anche se in alcuni casi sarebbe più corretto parlare di milioni di dollari, senza una particolare fatica fisica o mentale.
Niente più porno su OnlyFans… Per ora.

Agosto 2021, OnlyFans è al centro di un vortice di polemiche e tradimenti che ormai dura da mesi, tramite l’account Twitter ufficiale del gruppo arriva l’annuncio-shock che ha provocato non pochi pruriti alla stampa internazionale: a partire dal 1° ottobre nessun contenuto sessualmente esplicito sarà più accettato o tollerato all’interno della piattaforma.
Nello sconcerto generale, tra un misto di gioia e perplessità, si leva dirompente la voce dei creator che, giustamente, minacciano la migrazione massiva verso piattaforme più accoglienti e accomodanti. Una sorpresa? Assolutamente no, come già vi abbiamo anticipato nella newsletter della scorsa domenica: la vera sorpresa sarà il futuro della piattaforma.
Non passa nemmeno una settimana che subito arriva il dietrofront da parte dei portavoce dell’azienda, che annunciano pubblicamente una revisione delle policy interne che permetterà ai creator di pubblicare sì contenuti sessualmente espliciti, ma sempre all’interno di rigide linee guida.
I creators impegnati quotidianamente sulla piattaforma hanno ormai superato il milione e, sebbene non ci siano dati ufficiali a riguardo, scelta fatta proprio per tutelare la privacy degli utenti, è facile intuire come la stragrande maggioranza di essi sia impegnata nella creazione di contenuti sessualmente espliciti, una fetta talmente grande da scatenare un vero e proprio terremoto sul pianeta OnlyFans.
Sebbene sia noto come parecchie piattaforme abbiano sfruttato il porno come un vero e proprio trampolino di lancio, per poi “emanciparsi” e sviluppare una propria nicchia di utenti, è altrettanto vero che OnlyFans è e rimarrà sempre una piattaforma ideata e strutturata appositamente per ospitare contenuti espliciti, mentre quelli SFW fanno solo da sfondo al contesto generale. Il futuro, insomma, è più che mai incerto.
Hanno vinto gli investitori o ha vinto il buonsenso? Solo il tempo ce lo saprà dire e, come sempre, noi saremo qui per raccontarvelo.
Ci leggiamo presto!